Omero utilizza gli epiteti per tipizzare il personaggio, cioè descriverlo senza una descrizione particolareggiata, e per aiutare l'aedo e il pubblico nella comprensione e memorizzazione del testo, che in una società orale come quella greca veniva tramandato appunto oralmente. Gli epiteti quindi sono ad esempio "Ettore domatore di cavalli" o "Troiane lungo peplo" o ancora "Atena dalle bianche braccia", quindi aggettivi che qualificano il personaggio e che si ripetono nell'intera narrazione. da con confondere con i patronimici, che indicano la stirpe, come "Achille pelide" cioè figlio di Peleo.
La formularità, quindi la ripetizione, può avere tre gradi:
1) grado zero: ripetizione di singoli epiteti
2)grado medio: ripetizione mezzi versi o singoli versi
3) grado forte: rpetizione di interi blocchi di versi, in cui si narra una scena particolare, e che Omero inserisce di nuovo all'interno della narrazione come digressione o flash back.
Sono degli stratagemmi linguistici che sono stati utilizzati da Omero, o per meglio dire, dalla tradizione orale arcaica, per facilitare la memorizzazione del poema, che veniva tramandato oralmente e non mediante la scrittura.
Con "formularità" si intende un tipo di linguaggio che si serve appunto di formule fisse per indicare le stesse stesse situazioni, all'inizio di un discorso per esempio, o alla fine, o per indicare una precisa azione durante una battaglia.
Gli epiteti, invece, possono essere definiti come una "breve descrizione" del personaggio o della cosa a cui sono abbinati (Odisseo "poloutropon", ovvero dal multiforme ingegno, oppure "polumetis", dalle molte astuzie. Altri sono "Apollo arciere" "Eolo re dei venti" "Aurora dalle dita di rosa"..)
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Omero utilizza gli epiteti per tipizzare il personaggio, cioè descriverlo senza una descrizione particolareggiata, e per aiutare l'aedo e il pubblico nella comprensione e memorizzazione del testo, che in una società orale come quella greca veniva tramandato appunto oralmente. Gli epiteti quindi sono ad esempio "Ettore domatore di cavalli" o "Troiane lungo peplo" o ancora "Atena dalle bianche braccia", quindi aggettivi che qualificano il personaggio e che si ripetono nell'intera narrazione. da con confondere con i patronimici, che indicano la stirpe, come "Achille pelide" cioè figlio di Peleo.
La formularità, quindi la ripetizione, può avere tre gradi:
1) grado zero: ripetizione di singoli epiteti
2)grado medio: ripetizione mezzi versi o singoli versi
3) grado forte: rpetizione di interi blocchi di versi, in cui si narra una scena particolare, e che Omero inserisce di nuovo all'interno della narrazione come digressione o flash back.
Ciao:)
Sono degli stratagemmi linguistici che sono stati utilizzati da Omero, o per meglio dire, dalla tradizione orale arcaica, per facilitare la memorizzazione del poema, che veniva tramandato oralmente e non mediante la scrittura.
Con "formularità" si intende un tipo di linguaggio che si serve appunto di formule fisse per indicare le stesse stesse situazioni, all'inizio di un discorso per esempio, o alla fine, o per indicare una precisa azione durante una battaglia.
Gli epiteti, invece, possono essere definiti come una "breve descrizione" del personaggio o della cosa a cui sono abbinati (Odisseo "poloutropon", ovvero dal multiforme ingegno, oppure "polumetis", dalle molte astuzie. Altri sono "Apollo arciere" "Eolo re dei venti" "Aurora dalle dita di rosa"..)