Lettera ad un amico che non c'è più?

Ieri sono stato per la prima volta ad un funerale.

Intendo dire, è la prima volta che ho VOLUTO essere presente all'ultimo saluto di un amico, più grande di me di trent'anni.

Perché, dovete sapere, che quindici anni fa io ero a casa tranquillo, e questo amico è venuto a chiamarmi per dirmi che la squadra di calcio che stava allenando aveva bisogno di un portiere, e aveva saputo che ero bravo. Così mi ha pregato di giocare con i suoi ragazzi. Per due anni ho imparato da lui cosa vuol dire "sport", con l'amicizia, il divertimento, la fatica e la consapevolezza a fine partita che, andata come sia andata, ce l'hai messa tutta.

Pochi giorni fa, durante una piccola tromba d'aria a Maniago, questo amico è stato colpito da infarto mentre cercava di aiutare suo figlio a recuperare la mercanzia dalla bancarella, e ieri si è svolto il suo funerale.

Caro Bartolomeo, hai visto quanta gente c'era? Un compleanno o un Natale non radunano così tante persone. E chissà quante altre sarebbero volute venire, ma non hanno potuto.

Hanno detto cose bellissime in tuo ricordo, c'erano tutti i tuoi parenti, c'era tutta la squadra di quindici anni fa. E anche se da quindici anni non ci vedevamo, c'ero anche io.

Perché, Bartolomeo, quando ero in bicicletta e pioveva, eri tu che mi venivi a prendere a casa. Quando non avevo i soldi per i guanti e le scarpe, tu me li hai dati. Quando mi sono rotto il braccio, tu mi hai portato in ospedale e sei stato tutto il giorno con me.

Perché tu sei l'allenatore, non solo di calcio. Della vita.

Addio, amico mio.

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