Un movimento isometrico non comporta un variazione di lunghezza del muscolo (allungamento o accorciamento); un movimento isotonico, invece, comporta una variazione di lunghezza del muscolo, ma a velocita' angolare costante lungo tutto l’arco del movimento.
Nell'attività isometrica non si genera alcun movimento, nell'attività isotonica vi è costanza del carico di lavoro, nell'attività isocineteca la velocità di movimento viene ad essere mantenuta costante ed invariata.
L'attività il tipo isometrico è effettuabile facilmente con o senza l'utilizzo di apposite attrezzature, può essere praticata a corpo libero oppure utilizzando mezzi del tutto specifici come invece attrezzature appositamente realizzate, la sua utilizzazione ai fini atletici o riabilitativi è comunque limitata in funzione della bassa specificità in rapporto alle normali azioni motorie dell'organismo umano e all'azione adattativa indotta dall'esercizio, che si manifesta prevalentemente alle specifiche angolature articolari utilizzate.
L'attività di tipo isotonico è la più comunemente usata nelle attività di palestra, prevede l'utilizzo del carico gravitazionale delle masse anatomiche nel corpo libero o l'utilizzo di attrezzature specifiche a partire dai pesi liberi, come i manubri e i bilancieri, fino ad arrivare ad attrezzature isotoniche più complesse e progettate per mantenere la costanza del carico di lavoro.
La reale costanza di tale carico non è però quasi mai rispettata a causa della variabilità delle leve muscolari durante il movimento e dell'angolo di incidenza del carico gravitazionale. Alcune attrezzature più costose utilizzano artifizi come carrucole, leve, alberi a camme, pompe ad olio o ad aria compressa per ottimizzare il lavoro isotonico.
Le attività isocinetiche sono effettuabili solo con attrezzature particolarmente costose, dove la velocità di movimento è costantemente controllata e mantenuta uniforme da un sistema computerizzato anche in presenza di brusche variazioni nell'applicazione della forza muscolare.
La maggior parte delle attrezzature isocinetiche permettono inoltre solo alcuni specifici movimenti escludendone molti fra i più complessi ma fondamentali ai fini adattativi. L'attività di tipo isocinetico riveste maggiore importanza pratica nella riabilitazione evoluta di primo e secondo livello che nella preparazione atletica.
In questa sintesi non viene presa in considerazione l'attività muscolare adattativa involontaria indotta dall' elettrostimolazione in quanto limitata alla riabilitazione di primo livello ed ormai abbandonata a causa dell'alto l'indice di specificità dello stimolo per qualsiasi altra finalità motoria.
Esistono invece ulteriori, diverse e caratteristiche azioni motorie naturali o legate all'utilizzazione di attrezzature particolari che permettono od obbligano ad azioni motorie di tipo misto, come le attrezzature di tipo "biocinetico", nate per integrare un'attività che sia in parte isotonica e in parte isocinetica, oppure le attività motorie in ambiente liquido che limitano le accelerazioni e le decelerazione maggiormente possono avvicinarsi all'azione motorie isocinetica. Le esercitazioni a brevissima escursione sulla muscolatura posturale o alcune esercitazioni sui muscoli stabilzzatori articolari implica invece per alcuni gruppi muscolari un attività prevalentemente isometrica.
Ritornando alle esercitazioni isotoniche, sicuramente le più utilizzate nei vari aspetti delle attività motorie, è bene ricordare che oltre a rispettare raramente il criterio di "isometricità " espongono spesso a rischi di carattere traumatologico soprattutto in riferimento all'utilizzo dei pesi liberi e a causa di due ordini di fattori. Il primo fattore di rischio è dato dalla possibilità che il carico di lavoro impostato risulti eccessivo in un particolare momento di debolezza all'interno di una specifica azione muscolare, debolezza che può essere fisiologica e conseguente ad un un vettore sfavorevole del carico gravitazionale, ad una leva svantaggiosa o a causa della riduzione della massa muscolare attivabili per la contrazione, oppure per debolezza patologica in tutta o solamente per una parte del movimento eseguito; il secondo fattore è una conseguenza diretta della accelerazione della massa corporea e dei pesi o masse esterne indotta direttamente dalla specifica azione motoria o indirettamente per gravità durante la fase di recupero.
In queste situazioni le masse in movimento possono essere soggetta ad una brusca decelerazione finale obbligando ad un'improvvisa contrazione eccentrica della muscolatura agonistica e antagonista e ad un sovraccarico da stiramento della fase muscolare delle strutture legamentose tendinee con la conseguenza di macrotraumi o microtraumi ripetuti. Solo l'utilizzo di specifiche, complesse e costosa attrezzature di tipo isotonico come quelle che utilizzano sistemi di ponte ad aria compressa possono minimizzare l'entità di tali problematiche.
La ricerca medico, sportiva e tecnica è quindi volta ad individuare metodiche ed attrezzature che permettano da una parte di ottimizzare la risposta adattativa all'esercizio fisico ma dall'altra di ridurre più possibile gli inconvenienti secondari negativi, sia di ordine fisiologico che patologico.
In tale ottica trova un campo di utilizzo ottimale l'uso di un'attrezzatura semplice, leggera, trasportarbile, di basso costo, adattabile alle diverse esigenze, e che si dimostra molto funzionale, poliforma e sicura nella prevenzione del sovraccarico motorio. La struttura di base è data dagli elastici in caucciù, ovvero per molti aspetti l'uovo di Colombo dell'attività motoria riabilitativa e della preparazione atletica. Il cuore dell'attrezzo è un tubolare di puro caucciù, l'allungamento e stiramento di tale materiale elastico indotta dalla contrazione muscolare determina un carico reattivo progressivamente crescente e tanto più elevato è la sezione traversa del tubolare e quanto più elevato è l'allungamento progressivo e proporzionale alla lunghezza di base del tubolare stesso. Non si tratta quindi di un attrezzatura isotonica in quanto il carico è progressivamente crescente e come diretta conseguenza l'accelerazione del movimento viene fortemente limitata. Al termine dell'azione motoria volontaria la decelerazione è rapida ma viene favorita dalla forza elastica dell'attrezzo che pur non essendo neppure un attrezzo isocinetico ne conserva comunque alcuni importanti vantaggi. Nel contromovimento si verifica invece una progressiva riduzione del carico e ne consegue una decelerazione progressiva, più agevole e con minimo sforzo muscolare di tipo eccentrico.
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Un movimento isometrico non comporta un variazione di lunghezza del muscolo (allungamento o accorciamento); un movimento isotonico, invece, comporta una variazione di lunghezza del muscolo, ma a velocita' angolare costante lungo tutto l’arco del movimento.
isotonico non è propriamente un termine vero.. è un termine fico per farpubblicità a qualche corso in palestra o qualche prodotto
isometrico è una contrazione muscolare statica, come tenere un carico da fermo per tot tempo
leggi qui:
http://www.evtf.it/files/be6ab9b43e0fb4ecda926bf0f...
Nell'attività isometrica non si genera alcun movimento, nell'attività isotonica vi è costanza del carico di lavoro, nell'attività isocineteca la velocità di movimento viene ad essere mantenuta costante ed invariata.
L'attività il tipo isometrico è effettuabile facilmente con o senza l'utilizzo di apposite attrezzature, può essere praticata a corpo libero oppure utilizzando mezzi del tutto specifici come invece attrezzature appositamente realizzate, la sua utilizzazione ai fini atletici o riabilitativi è comunque limitata in funzione della bassa specificità in rapporto alle normali azioni motorie dell'organismo umano e all'azione adattativa indotta dall'esercizio, che si manifesta prevalentemente alle specifiche angolature articolari utilizzate.
L'attività di tipo isotonico è la più comunemente usata nelle attività di palestra, prevede l'utilizzo del carico gravitazionale delle masse anatomiche nel corpo libero o l'utilizzo di attrezzature specifiche a partire dai pesi liberi, come i manubri e i bilancieri, fino ad arrivare ad attrezzature isotoniche più complesse e progettate per mantenere la costanza del carico di lavoro.
La reale costanza di tale carico non è però quasi mai rispettata a causa della variabilità delle leve muscolari durante il movimento e dell'angolo di incidenza del carico gravitazionale. Alcune attrezzature più costose utilizzano artifizi come carrucole, leve, alberi a camme, pompe ad olio o ad aria compressa per ottimizzare il lavoro isotonico.
Le attività isocinetiche sono effettuabili solo con attrezzature particolarmente costose, dove la velocità di movimento è costantemente controllata e mantenuta uniforme da un sistema computerizzato anche in presenza di brusche variazioni nell'applicazione della forza muscolare.
La maggior parte delle attrezzature isocinetiche permettono inoltre solo alcuni specifici movimenti escludendone molti fra i più complessi ma fondamentali ai fini adattativi. L'attività di tipo isocinetico riveste maggiore importanza pratica nella riabilitazione evoluta di primo e secondo livello che nella preparazione atletica.
In questa sintesi non viene presa in considerazione l'attività muscolare adattativa involontaria indotta dall' elettrostimolazione in quanto limitata alla riabilitazione di primo livello ed ormai abbandonata a causa dell'alto l'indice di specificità dello stimolo per qualsiasi altra finalità motoria.
Esistono invece ulteriori, diverse e caratteristiche azioni motorie naturali o legate all'utilizzazione di attrezzature particolari che permettono od obbligano ad azioni motorie di tipo misto, come le attrezzature di tipo "biocinetico", nate per integrare un'attività che sia in parte isotonica e in parte isocinetica, oppure le attività motorie in ambiente liquido che limitano le accelerazioni e le decelerazione maggiormente possono avvicinarsi all'azione motorie isocinetica. Le esercitazioni a brevissima escursione sulla muscolatura posturale o alcune esercitazioni sui muscoli stabilzzatori articolari implica invece per alcuni gruppi muscolari un attività prevalentemente isometrica.
Ritornando alle esercitazioni isotoniche, sicuramente le più utilizzate nei vari aspetti delle attività motorie, è bene ricordare che oltre a rispettare raramente il criterio di "isometricità " espongono spesso a rischi di carattere traumatologico soprattutto in riferimento all'utilizzo dei pesi liberi e a causa di due ordini di fattori. Il primo fattore di rischio è dato dalla possibilità che il carico di lavoro impostato risulti eccessivo in un particolare momento di debolezza all'interno di una specifica azione muscolare, debolezza che può essere fisiologica e conseguente ad un un vettore sfavorevole del carico gravitazionale, ad una leva svantaggiosa o a causa della riduzione della massa muscolare attivabili per la contrazione, oppure per debolezza patologica in tutta o solamente per una parte del movimento eseguito; il secondo fattore è una conseguenza diretta della accelerazione della massa corporea e dei pesi o masse esterne indotta direttamente dalla specifica azione motoria o indirettamente per gravità durante la fase di recupero.
In queste situazioni le masse in movimento possono essere soggetta ad una brusca decelerazione finale obbligando ad un'improvvisa contrazione eccentrica della muscolatura agonistica e antagonista e ad un sovraccarico da stiramento della fase muscolare delle strutture legamentose tendinee con la conseguenza di macrotraumi o microtraumi ripetuti. Solo l'utilizzo di specifiche, complesse e costosa attrezzature di tipo isotonico come quelle che utilizzano sistemi di ponte ad aria compressa possono minimizzare l'entità di tali problematiche.
La ricerca medico, sportiva e tecnica è quindi volta ad individuare metodiche ed attrezzature che permettano da una parte di ottimizzare la risposta adattativa all'esercizio fisico ma dall'altra di ridurre più possibile gli inconvenienti secondari negativi, sia di ordine fisiologico che patologico.
In tale ottica trova un campo di utilizzo ottimale l'uso di un'attrezzatura semplice, leggera, trasportarbile, di basso costo, adattabile alle diverse esigenze, e che si dimostra molto funzionale, poliforma e sicura nella prevenzione del sovraccarico motorio. La struttura di base è data dagli elastici in caucciù, ovvero per molti aspetti l'uovo di Colombo dell'attività motoria riabilitativa e della preparazione atletica. Il cuore dell'attrezzo è un tubolare di puro caucciù, l'allungamento e stiramento di tale materiale elastico indotta dalla contrazione muscolare determina un carico reattivo progressivamente crescente e tanto più elevato è la sezione traversa del tubolare e quanto più elevato è l'allungamento progressivo e proporzionale alla lunghezza di base del tubolare stesso. Non si tratta quindi di un attrezzatura isotonica in quanto il carico è progressivamente crescente e come diretta conseguenza l'accelerazione del movimento viene fortemente limitata. Al termine dell'azione motoria volontaria la decelerazione è rapida ma viene favorita dalla forza elastica dell'attrezzo che pur non essendo neppure un attrezzo isocinetico ne conserva comunque alcuni importanti vantaggi. Nel contromovimento si verifica invece una progressiva riduzione del carico e ne consegue una decelerazione progressiva, più agevole e con minimo sforzo muscolare di tipo eccentrico.
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MA IO CHE NE SO MANNAGGIA A QUELLI CHE ME FANNO STE DOMANDE