Termine coniato nel 1970 dal giornalista Wolf riferendosi a un concerto di beneficenza diretto da Leonard Bernstein in favore del movimento estremista delle Black Panthers e ripreso da Indro Montanelli per definire una particolare categoria di intellettuali.
Chi, specialmente in campo politico, ostenta atteggiamenti anticonformisti o di rottura con la tradizione, ma in realtà rimane fondamentalmente conformista e assume atteggiamenti da aristocratico della cultura.
Radical-chic sono quegli intellettuali che hanno la pretesa di insegnare agli altri ciò che loro stessi non sanno e non capiscono. I radical-chic si dividono in due categorie: i radical-chic "innocenti", che non sanno nulla di economia e si lasciano andare a dichiarazioni e ad atteggiamenti dettati dal cuore e non dalla ragione; e i radical-chic "pericolosi", che capiscono di economia ma fanno scientemente di tutto per ingannare l’opinione pubblica quando si deve giudicare correttamente l’economia di mercato (Eugenio Scalfari è il leader riconosciuto di entrambe queste categorie).
"E’ Radical Chic una vacanza a Ventotene, oppure all’Argentario. Girare col vespone bianco anni 80, sulla vecchia 500 oppure in bici: rigorosamente basic.
E’ Radical Chic lo zainetto della Eastpak, la moleskine, i polacchini della Clark ed anche il velluto a costine.
E poi? E’ profondamente Radical Chic pranzare sul litorale romano, in uno di quei lidi sulla spiaggia, d’inverno però, magari con un po’ di foschia e il vento che agita il mare.
E ancora: piangere in taxi, sotto un temporale, aspettando di fronte all’ingresso di un teatro che lui ritorni, di nuovo, per l’ultima volta.
Una vecchia polo Lacoste, un risotto cucinato con il sottofondo del tg, telefonare all’amico che abita in campagna e chiedergli se sono già sbocciati i fiori di zucca.
Un tavolo rotondo, una tovaglia di lino bianca, un vaso colmo di tulipani rossi e un bassethound che gironzola stanco nel salotto in penombra.
I sacchetti di lavanda nell’armadio, il cinema al martedì sera, una copia de La Repubblica che sbuca fuori, sgualcita, dal borsone in tela adagiato distrattamente sul bancone della Feltrinelli"
Sono io, siamo noi, siamo il sale della terra e il lievito della società .
Chi ha insegnato al mondo che il jeans, come il cachemire, non dev'essere mai nuovo? Peccato che ci hanno capito male, ed ora i buchi ce li fanno direttamente in fabbrica, e ce li fanno pagare 10 volte di più...
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Termine coniato nel 1970 dal giornalista Wolf riferendosi a un concerto di beneficenza diretto da Leonard Bernstein in favore del movimento estremista delle Black Panthers e ripreso da Indro Montanelli per definire una particolare categoria di intellettuali.
Chi, specialmente in campo politico, ostenta atteggiamenti anticonformisti o di rottura con la tradizione, ma in realtà rimane fondamentalmente conformista e assume atteggiamenti da aristocratico della cultura.
Radical-chic sono quegli intellettuali che hanno la pretesa di insegnare agli altri ciò che loro stessi non sanno e non capiscono. I radical-chic si dividono in due categorie: i radical-chic "innocenti", che non sanno nulla di economia e si lasciano andare a dichiarazioni e ad atteggiamenti dettati dal cuore e non dalla ragione; e i radical-chic "pericolosi", che capiscono di economia ma fanno scientemente di tutto per ingannare l’opinione pubblica quando si deve giudicare correttamente l’economia di mercato (Eugenio Scalfari è il leader riconosciuto di entrambe queste categorie).
Cito da un Blog nel quale mi sono imbattuta
"E’ Radical Chic una vacanza a Ventotene, oppure all’Argentario. Girare col vespone bianco anni 80, sulla vecchia 500 oppure in bici: rigorosamente basic.
E’ Radical Chic lo zainetto della Eastpak, la moleskine, i polacchini della Clark ed anche il velluto a costine.
E’ Radical Chic guardare La7, ascoltare Einaudi o Stefano Bollani oppure, perché no: le belle canzoni di Caterina Caselli. Ecco, Caterina Caselli è Radical Chic. Arriverderci Amore Ciao, ad esempio, è per eccellenza la canzone più Radical Chic che sia mai stata scritta.
E poi? E’ profondamente Radical Chic pranzare sul litorale romano, in uno di quei lidi sulla spiaggia, d’inverno però, magari con un po’ di foschia e il vento che agita il mare.
E ancora: piangere in taxi, sotto un temporale, aspettando di fronte all’ingresso di un teatro che lui ritorni, di nuovo, per l’ultima volta.
Una vecchia polo Lacoste, un risotto cucinato con il sottofondo del tg, telefonare all’amico che abita in campagna e chiedergli se sono già sbocciati i fiori di zucca.
Un tavolo rotondo, una tovaglia di lino bianca, un vaso colmo di tulipani rossi e un bassethound che gironzola stanco nel salotto in penombra.
I sacchetti di lavanda nell’armadio, il cinema al martedì sera, una copia de La Repubblica che sbuca fuori, sgualcita, dal borsone in tela adagiato distrattamente sul bancone della Feltrinelli"
avere la puzzetta al naso....
fingendo di respirarla...
ciao Bere....
Leggere l'Espresso in piedi sul tram,
spiegare al nipote il significato sociologico degli sportelli mentre si è in fila alle poste,
intervenire alle riunioni genitori chiedendo che a scuola nell'ora di educazione sessuale si parli anche di affettività ,
giocare a Scarabeo la sera di capodanno,
guardare il teatro in televisione,
rinunciare a bere bevande gasate se alla festa ci sono solo quelle prodotte dalla multinazionale che stai boicottando,
pensare che è un peccato che Luttazzi non ce l'abbia fatta neanche stavolta,
in un dibattito tenere per quello che non urla ma ha buoni argomenti...
ecc.
Avrai capito che a me i "radical chic" sono decisamente simapatici.
Perciò non te la prendere e consideralo un sinonimo di intelligente.
...
Sono io, siamo noi, siamo il sale della terra e il lievito della società .
Chi ha insegnato al mondo che il jeans, come il cachemire, non dev'essere mai nuovo? Peccato che ci hanno capito male, ed ora i buchi ce li fanno direttamente in fabbrica, e ce li fanno pagare 10 volte di più...
Ma non potresti accusarlo di essere radical-choc e dichiararvi pari? ;)))
ok! aspetto la definizione di quell'utente, ma di qualunque cosa si tratti sinceramente: non ti ci vedo!