qualcuno mi sa spiegare per bene la questione relativa alle tre unità descritte nella poetica di aristotele?
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credo la bellezza di questo sito stia nel condividere le PROPRIE nozioni culturali. Su wiki ci so andare anche da sola!
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Sono le strutture basilari del teatro classico...unità di luogo ( la scena deve rimanere fedele ad un ambiente), di tempo ( l'azione deve svolgersi "in tempo reale" per mantenere la verosimiglianza) e d'azione ( avere inizio, svolgimento e conclusione). Per teatro classico ovviamente si fa riferimento ai tipi di messa in scena che aderiscono ai canoni del teatro "storico", delle grandi tragedie ecc...
Nel teatro moderno sono pressochè cancellate, già ai tempi di Molière ad esempio... Erano considerate troppo ferree e imponevano restrizioni alla libera rappresentazione.
Spero di non aver tirato strafalcioni, a febbraio devo dare proprio un esame sulla storia del teatro!
Regole drammaturgiche alle quali un testo tragico deve sottostare perché possa avere luogo una rappresentazione coerente. Sono dette aristoteliche perché i letterati umanisti del XV secolo le ricavarono dalla Poetica di Aristotele, trattato in cui il grande filosofo parla di tutti i generi poetici, riconoscendo la tragedia come la forma più elevata di mimesi.
La tragedia deve soddisfare innanzitutto l'unità d'azione, deve cioè raccontare un fatto unico che abbia un inizio, uno svolgimento e una conclusione. Questo principio, in realtà alla base della maggior parte dei testi (letterari e drammatici), fu successivamente interpretato in modo scorretto, intendendo che il dramma debba trattare di un unico avvenimento.
La seconda regola prescrive l'unità di tempo. Nella Poetica è scritto che 'la tragedia cerca quanto può di tenersi nei limiti di un giro di sole, o lo sorpassa di poco': in effetti, la recita di una trilogia durava nella Grecia classica dalla mattina fino al tramonto, cioè un 'giro di sole'. In epoca umanista, questa regola fu interpretata come riguardante i fatti trattati nel testo, non la loro rappresentazione in pubblico: la storia raccontata nella tragedia doveva dunque svolgersi nell'arco di 24 ore.
Ultima è l'unità di luogo. Nella Poetica, Aristotele scrive che la tragedia deve essere rappresentata completamente entro i limiti della scena. L'interpretazione dei teorici umanisti fu invece che gli eventi rappresentati in una tragedia si devono svolgere tutti nello stesso luogo; nella rappresentazione non sono quindi previsti cambiamenti di scena.
La famosa questione delle cosiddette tre unità aristoteliche (di tempo, di luogo e d'azione) ha interesse puramente storico.
Aristotele nella Poetica aveva affermato che "la favola deve essere compiuta e perfetta", dovendo in altre parole avere unità , ossia un inizio, uno svolgimento ed una fine (unità di azione).
Il filosofo aveva anche asserito che l'azione dell'epopea e quella della tragedia differiscono nella lunghezza "perché la tragedia fa tutto il possibile per svolgersi in un giro di sole o poco più, mentre l'epopea è illimitata nel tempo" (unità di tempo).
In realtà la formalizzazione delle tre unità è successiva, e risale all'umanesimo cinquecentesco, quando, in seguito alla traduzione in lingua latina della Poetica datata 1536, i canoni aristotelici vennero interpretati e completati con norme e indicazioni. L' "invenzione" delle tre unità è contemporanea alla teorie del verosimile di Ludovico Castelvetro (1505-1571) o a quelle di Giraldi Cinzio sulla necessità di limitare la narrazione ad eventi accaduti ad un unico personaggio. Nel 1500 quindi ciò che in Aristotele era la descrizione di un stato di fatto del teatro a lui contemporaneo venne interpretato come una norma o canone. Si ritenne quindi che i drammi dovessero avere:
unità di luogo - svolgersi cioè in un luogo unico, nel quale i personaggi agissero o raccontassero le vicende accadute. Nella tragedia greca infatti, spesso le azioni non vengono agite e viste " in presa diretta" ma soltanto riferite o raccontate sulla scena.
unità di tempo - la più comune interpretazione di questa norma fu che l'azione dovesse svolgersi in un'unica giornata dall'alba al tramonto.
unità di azione - il dramma doveva comprendere un'unica azione, con l'esclusione quindi di trame secondarie o successivi sviluppi della stessa vicenda.
Questi canoni vennero adottati sia per discriminare il teatro "alto" - la tragedia - dal teatro "basso" o popolare - la commedia - ma furono utilizzati più per classificare le opere del passato latino e greco che come canone per la scrittura di nuove opere. Per fare qualche esempio dei più noti, le opere di Carlo Goldoni disattendono in pieno tutte le unità aristoteliche, così come quelle di Machiavelli. Il più noto autore che invece si attiene ad esse è Vittorio Alfieri, nelle sue tragedie di impianto classico