Beh gli opliti erano i soldati dell'esercito greco che costutuivano la falange oplitica, ossia uno schieramento di fanti che coprivano con lo scudo il corpo del compagno accanto, nell'altra mano reggevano la lancia che veniva abbassata nel momento dello scontro col nemico.
La falange oplitica era molto importante, era un modo di combattere simbolico, cioè il singolo non valeva se non in gruppo, era in questo che consisteva la potenza del popolo greco!
L'oplita (o oplite; greco: OÏλίÏηÏ, oplites) è il soldato della fanteria pesante greca antica. La sua armatura (panoplia) era costituita da un elmo, da una corazza pesante, da schinieri in bronzo, da una corta spada in ferro, da una lancia ed infine da uno scudo bronzeo rotondo fornito di un passante centrale e di un'impugnatura lungo il bordo (antilabÄ). Questo tipo di scudo, che consentiva una tenuta molto salda in posizione di difesa contro gli assalitori, costituì un'innovazione decisiva e sembra da mettere in relazione con il sorgere della falange, formazione compatta di combattenti che con gli scudi si coprivano a vicenda. L'innovazione consisteva nelle dimensioni dello scudo, che variavano dai 60 cm ai 90 cm, sufficienti per poter permettere agli opliti di proteggere le parti del corpo più vulnerabili. L'affermarsi degli opliti, il cui armamento era meno costoso di quello di un cavaliere, coincise con il progressivo affermarsi della classe media (che forniva la fanteria oplitica) ormai in grado di procurarsi la panoplia. Nei sec. VII-VI a.C. gli opliti divennero la forza preponderante negli eserciti di Atene, di Sparta e di altre città greche, e si diffusero in Occidente sia nelle comunità della Magna Grecia, come Siracusa, sia (forse con la mediazione etrusca) a Roma, dove furono valorizzati politicamente nella metà del sec. VI con la costituzione centuriata di Servio Tullio. In seguito, con il decadere dei regimi aristocratici, gli opliti rimasero il corpo militare per eccellenza, nel quale venivano però arruolati, ormai a spese dello stato, anche cittadini delle classi meno abbienti. Tuttavia, pesanti nella manovra, essi furono superati prima dai macedoni, che avevano conciliato la falange oplitica con l'armatura più leggera dei peltasti, e infine dai romani, la cui tecnica militare si era evoluta dalla falange alla tattica manipolare, assai più agile e capace.
Già a partire dall’epoca micenea (vd. il cd. “Vaso dei Guerrieri”) si possono individuare i primi indizi di una nuovo modo di combattere, basato su un esercito di fanteria schierato a ranghi serrati. Tutti gli elementi che caratterizzavano l’armamento oplitico (vd. panoplia di Argo e raffigurazioni iconografiche: la lancia, il grande scudo rotondo, l’elmo, gli schinieri e il corsaletto, che, tutti insieme, costituivano la panoplia oplitica) furono introdotti in maniera graduale e si affermarono in maniera decisiva nel corso della prima metà del VII sec. a.C. L’oplitismo non costituisce un fatto solamente militare, ma anche e in primo luogo politico. La nuova tattica era infatti del tutto lontana dal mondo dei ‘campioni omerici’, che combattevano sui grandi carri da guerra dimostrando il proprio personale valore secondo un’ottica del tutto individualistica. La falange oplitica doveva infatti agire come un corpo unico e nulla era dato all’iniziativa del singolo; con il grande scudo rotondo ogni oplita difendeva in parte se stesso, in parte il compagno che gli stava a sinistra, cosa che generava sentimenti di coesione e solidarietà tra i combattenti. La falange oplitica, quindi, decretò un allargamento sociale della capacità di combattere e si configurò come un esercito di individui potenzialmente uguali.
In un primo momento, gli opliti furono espressione militare dell’aristocrazia che possedeva, attraverso il controllo dei beni terrieri, le risorse per acquistarsi l’armatura completa; in virtù del loro ruolo militare gli aristocratici potevano rivendicare anche i privilegi connessi di natura politica ed economica. Ma in seguito, grazie anche alle fondazioni coloniali e ai loro benefici effetti di ritorno, la possibilità di procurarsi ricchezze e materie prime si estese a fasce sempre più ampie di popolazione; si ampliò pertanto di pari passo la possibilità di acquistarsi un armamento pesante, quindi di accedere alla funzione militare e, con essa, a quella politica: nel gruppo degli opliti si andò allora a identificare una aristocrazia allargata a comprendere il nerbo dei cittadini della polis.
La manifestazione di tale volontà di identificazione in un'unica forma e realtà sociale e politica nacque anzitutto dall'emergere di un articolato sistema di valori centrati sulla nozione di "cosa comune", di "comunità .
aristocrazia allargata nell’oplitismo, che è espressione di una realtà militare, ma anche politica e sociale;
diversificazione nella stratificazione sociale, con presenza di un confronto con una classe, che appare in ascesa, diversa da quella aristocratica;,
tentativo di regolamentazione dei rapporti sociali; gruppi di coesione sociale in senso verticale
rapporto tra società politica e spazio in cui vive: tripartizione dello spazio urbano (pubblico, sacro, privato), cha ha nome anch’essa polis (vd. Greco); agora: spazio per eccellenza della democrazia; koine estia; acropoli: spazio abitativo solo per i tiranni, altrimenti spazio sacro; templi della divinità poliade; ruolo delle mura;
visibilità , udibilità , popolosità ;
la libertà e l’autonomia appaiono caratteri distintivi della polis a partire soprattutto dal IV secolo;
ruolo della religione come fattore aggregante.
Da un punto di vista politico, la polis è una comunità fatta di cittadini (politai), che si governano da soli. Da un punto di vista antropologico e sociologico, è una comunità antropica fatta di uomini e donne di tutte le età , anche se i cittadini sono solo i maschi adulti o una loro frazione. Essa può essere definita come un corpo politico fondato sull’idea di cittadinanza (politeia), all’interno del quale nessuno è giuridicamente superiore. Da un punto di vista economico la proprietà è privata, ma con distribuzione della ricchezza diversificata.
Answers & Comments
Verified answer
http://it.wikipedia.org/wiki/Oplita 10 punti please
Beh gli opliti erano i soldati dell'esercito greco che costutuivano la falange oplitica, ossia uno schieramento di fanti che coprivano con lo scudo il corpo del compagno accanto, nell'altra mano reggevano la lancia che veniva abbassata nel momento dello scontro col nemico.
La falange oplitica era molto importante, era un modo di combattere simbolico, cioè il singolo non valeva se non in gruppo, era in questo che consisteva la potenza del popolo greco!
Spero di esserti stata d'aiuto!Buona fortuna!
L'oplita (o oplite; greco: OÏλίÏηÏ, oplites) è il soldato della fanteria pesante greca antica. La sua armatura (panoplia) era costituita da un elmo, da una corazza pesante, da schinieri in bronzo, da una corta spada in ferro, da una lancia ed infine da uno scudo bronzeo rotondo fornito di un passante centrale e di un'impugnatura lungo il bordo (antilabÄ). Questo tipo di scudo, che consentiva una tenuta molto salda in posizione di difesa contro gli assalitori, costituì un'innovazione decisiva e sembra da mettere in relazione con il sorgere della falange, formazione compatta di combattenti che con gli scudi si coprivano a vicenda. L'innovazione consisteva nelle dimensioni dello scudo, che variavano dai 60 cm ai 90 cm, sufficienti per poter permettere agli opliti di proteggere le parti del corpo più vulnerabili. L'affermarsi degli opliti, il cui armamento era meno costoso di quello di un cavaliere, coincise con il progressivo affermarsi della classe media (che forniva la fanteria oplitica) ormai in grado di procurarsi la panoplia. Nei sec. VII-VI a.C. gli opliti divennero la forza preponderante negli eserciti di Atene, di Sparta e di altre città greche, e si diffusero in Occidente sia nelle comunità della Magna Grecia, come Siracusa, sia (forse con la mediazione etrusca) a Roma, dove furono valorizzati politicamente nella metà del sec. VI con la costituzione centuriata di Servio Tullio. In seguito, con il decadere dei regimi aristocratici, gli opliti rimasero il corpo militare per eccellenza, nel quale venivano però arruolati, ormai a spese dello stato, anche cittadini delle classi meno abbienti. Tuttavia, pesanti nella manovra, essi furono superati prima dai macedoni, che avevano conciliato la falange oplitica con l'armatura più leggera dei peltasti, e infine dai romani, la cui tecnica militare si era evoluta dalla falange alla tattica manipolare, assai più agile e capace.
L’oplitismo
Già a partire dall’epoca micenea (vd. il cd. “Vaso dei Guerrieri”) si possono individuare i primi indizi di una nuovo modo di combattere, basato su un esercito di fanteria schierato a ranghi serrati. Tutti gli elementi che caratterizzavano l’armamento oplitico (vd. panoplia di Argo e raffigurazioni iconografiche: la lancia, il grande scudo rotondo, l’elmo, gli schinieri e il corsaletto, che, tutti insieme, costituivano la panoplia oplitica) furono introdotti in maniera graduale e si affermarono in maniera decisiva nel corso della prima metà del VII sec. a.C. L’oplitismo non costituisce un fatto solamente militare, ma anche e in primo luogo politico. La nuova tattica era infatti del tutto lontana dal mondo dei ‘campioni omerici’, che combattevano sui grandi carri da guerra dimostrando il proprio personale valore secondo un’ottica del tutto individualistica. La falange oplitica doveva infatti agire come un corpo unico e nulla era dato all’iniziativa del singolo; con il grande scudo rotondo ogni oplita difendeva in parte se stesso, in parte il compagno che gli stava a sinistra, cosa che generava sentimenti di coesione e solidarietà tra i combattenti. La falange oplitica, quindi, decretò un allargamento sociale della capacità di combattere e si configurò come un esercito di individui potenzialmente uguali.
In un primo momento, gli opliti furono espressione militare dell’aristocrazia che possedeva, attraverso il controllo dei beni terrieri, le risorse per acquistarsi l’armatura completa; in virtù del loro ruolo militare gli aristocratici potevano rivendicare anche i privilegi connessi di natura politica ed economica. Ma in seguito, grazie anche alle fondazioni coloniali e ai loro benefici effetti di ritorno, la possibilità di procurarsi ricchezze e materie prime si estese a fasce sempre più ampie di popolazione; si ampliò pertanto di pari passo la possibilità di acquistarsi un armamento pesante, quindi di accedere alla funzione militare e, con essa, a quella politica: nel gruppo degli opliti si andò allora a identificare una aristocrazia allargata a comprendere il nerbo dei cittadini della polis.
La nascita della POLIS
La formazione delle poleis sembra potersi ricondurre all'VIII secolo a.C. quando dovettero verificarsi processi di coesione o segmentazione sociale che portarono alla definizione di territori di diversa ampiezza ma ben delimitati rispetto agli altri. L'identità dovette derivare dall'affermarsi di un rapporto forte e organico, nonché di reciproco riconoscimento, tra il centro e la periferia, tra la città (l'asty) di alta valenza politica e religiosa e la "sua" campagna, anch'essa ricca di realtà organizzate sia dal punto di vista politico che religioso, le quali tuttavia si strutturarono conformemente al centro e in distinzione rispetto all'esterno.
La manifestazione di tale volontà di identificazione in un'unica forma e realtà sociale e politica nacque anzitutto dall'emergere di un articolato sistema di valori centrati sulla nozione di "cosa comune", di "comunità .
Cos’è una polis?
La polis, intesa al singolare, si presenta come un’astrazione. Con questo termine noi intendiamo l’insieme delle caratteristiche comuni che presentarono i nuovi insediamenti in Grecia con l’inizio dell’età arcaica, pur nelle loro diverse caratterizzazioni reciproche. Tali analogie compongono la realtà della polis, astrazione che assomma in sé gli aspetti convergenti delle diverse realizzazioni politiche. Caratteristiche comuni:
aristocrazia allargata nell’oplitismo, che è espressione di una realtà militare, ma anche politica e sociale;
diversificazione nella stratificazione sociale, con presenza di un confronto con una classe, che appare in ascesa, diversa da quella aristocratica;,
tentativo di regolamentazione dei rapporti sociali; gruppi di coesione sociale in senso verticale
rapporto tra società politica e spazio in cui vive: tripartizione dello spazio urbano (pubblico, sacro, privato), cha ha nome anch’essa polis (vd. Greco); agora: spazio per eccellenza della democrazia; koine estia; acropoli: spazio abitativo solo per i tiranni, altrimenti spazio sacro; templi della divinità poliade; ruolo delle mura;
visibilità , udibilità , popolosità ;
la libertà e l’autonomia appaiono caratteri distintivi della polis a partire soprattutto dal IV secolo;
ruolo della religione come fattore aggregante.
Da un punto di vista politico, la polis è una comunità fatta di cittadini (politai), che si governano da soli. Da un punto di vista antropologico e sociologico, è una comunità antropica fatta di uomini e donne di tutte le età , anche se i cittadini sono solo i maschi adulti o una loro frazione. Essa può essere definita come un corpo politico fondato sull’idea di cittadinanza (politeia), all’interno del quale nessuno è giuridicamente superiore. Da un punto di vista economico la proprietà è privata, ma con distribuzione della ricchezza diversificata.
Qualc