Il brano è la traduzione di uno dei pezzi più celebri di Leonard Cohen, Suzanne, che l'artista canadese incluse nel suo album di debutto, Songs of Leonard Cohen (1967), sebbene la canzone fosse già stata incisa nel 1966 dalla cantante folk Judy Collins.
Forse per capirne il significato, dovrebbe analizzare ciò che suzanne significava per Cohen.
La canzone nasce dall'incontro con una donna e dall'immaginazione di Cohen durante un momento trascorso con lei.
C’è una Suzanne fondamentale nella vita di Leonard, Suzanne Elrod, la madre dei suoi figli, ma non è lei la protagonista del brano. È Suzanne Verdal invece, una ballerina incontrata anni prima a Montreal che aveva ispirato un paio di poesie finite su Parasites Of Heaven. La canzone intreccia una visita a casa sua, vicino al fiume St. Lawrence, e le fantasie scatenate da una visita a una piccola chiesa dei marinai sempre a Montreal, la Chapelle de Bonsecours. La trama sfuggente eccita l’attenzione, Cohen appare fin dalla prima canzone del primo album un affabulatore capace di incantare, di portare chi ascolta in un altro mondo di meravigliosi fantasmi.
"Suzanne" sembra un'altra canzone di fuga attraverso la droga come "Mr Tambourine Man" di Dylan, o "Lucy In The Sky With Diamonds" dei Beatles. Ma, come in quest'ultima canzone, la fuga è sia femminile che allucinogena, e l'entrata dello scrittore nella fuga è chiaramente un'entrata in un'esperienza d'amore, in modo che la canzone ci dice contemporaneamente che amare è accendere e accendere è amare.
Come l'esperienza con Suzanne si approfondisce, vorrai non solo viaggiare cieco con lei ma vorrai anche camminare sull'acqua con Cristo morto. Alla fine della poesia, Suzanne eleva tutte le varie realtà contraddittorie di questo mondo - "i rifiuti ed i fiori" - a bellezza, inoltre porta noi stessi, per mezzo dell'amore, alla perfezione - "per aver toccato il tuo corpo perfetto con la sua mente". Un più lontano aspetto ragguardevole di Suzanne è che la stessa può essere avvicinata o abbandonata a volontà - "puoi passare la notte accanto a lei"; sia come un allucinogeno che come donna, si muove solo come una "sorella della pietà" e mai come una sposa che cerca di legare l'uomo.
Questo è tutto quello che sono riuscita a trovare.
Il brano è la traduzione di uno dei pezzi più celebri di Leonard Cohen, Suzanne, che l'artista canadese incluse nel suo album di debutto, Songs of Leonard Cohen (1967), sebbene la canzone fosse già stata incisa nel 1966 dalla cantante folk Judy Collins.
C’è una Suzanne fondamentale nella vita di Leonard, Suzanne Elrod, la madre dei suoi figli, ma non è lei la protagonista del brano. È Suzanne Verdal invece, una ballerina incontrata anni prima a Montreal che aveva ispirato un paio di poesie finite su Parasites Of Heaven. La canzone intreccia una visita a casa sua, vicino al fiume St. Lawrence, e le fantasie scatenate da una visita a una piccola chiesa dei marinai sempre a Montreal, la Chapelle de Bonsecours. La trama sfuggente eccita l’attenzione, Cohen appare fin dalla prima canzone del primo album un affabulatore capace di incantare, di portare chi ascolta in un altro mondo di meravigliosi fantasmi.
Forse per capirne il significato, dovrebbe analizzare ciò che suzanne significava per Cohen:
l'amore resta il miglior rimedio alla pesante ossessività della nostra società. La canzone "Suzanne" sembra un'altra canzone di fuga attraverso la droga come "Mr Tambourine Man" di Dylan, o "Lucy In The Sky With Diamonds" dei Beatles. Ma, come in quest'ultima canzone, la fuga è sia femminile che allucinogena, e l'entrata dello scrittore nella fuga è chiaramente un'entrata in un'esperienza d'amore, in modo che la canzone ci dice contemporaneamente che amare è accendere e accendere è amare. Finanche al primo incontro con l'esotica Suzanne, Cohen ci dice che tu saprai
That you've always been her lover
And you want to travel with her
And you want to travel blind
And you think maybe you'll trust her
For you've touched her perfect body with your mind.
Che sei sempre stato suo amante
E vuoi viaggiare con lei
E vuoi viaggiare cieco
E pensi che forse ti fiderai di lei
Perche hai toccato il suo corpo perfetto con la tua mente.
Come l'esperienza con Suzanne si approfondisce, continua, vorrai non solo viaggiare cieco con lei ma vorrai anche camminare sull'acqua con Cristo morto. Alla fine della poesia, Suzanne eleva tutte le varie realtà contraddittorie di questo mondo - "i rifiuti ed i fiori" - a bellezza, inoltre porta noi stessi, per mezzo dell'amore, alla perfezione - "per aver toccato il tuo corpo perfetto con la sua mente". Un più lontano aspetto ragguardevole di Suzanne è che la stessa può essere avvicinata o abbandonata a volontà - "puoi passare la notte accanto a lei"; sia come un allucinogeno che come donna, si muove solo come una "sorella della pietà" e mai come una sposa che cerca di legare l'uomo.
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" (''Suzanne'' e "Nancy'') queste erano due traduzioni che ho fatto molti anni fa da un collega canadese, Leonard cohen. io penso che quando un autore non e’ particolarmente in vena sia opportuno... non e’ tanto in vena, voglio dire, da assumersi l’onere l’incarico la responsabilità anche di fare un’opera in proprio, sia opportuno che traduca dai suoi colleghi che si esprimono in lingue diverse. si raggiungono nell’immediato due risultati, quello di esercitarsi e quello di mostrarsi anche soggettivamente umili. io credo che di umiltà ce ne sia bisogno qualsiasi cosa si faccia nella vita, si scelga di fare. E si può raggiungere uno scopo anche direi più interessante, che è quello di essere anche utili agli altri e insomma traducendo, in questo caso dall’inglese, si mette nelle condizioni le persone che non lo sanno, io compreso uso il vocabolario per tradurre, e di conoscere quel poco, quel tanto di poesia che può esserci nelle canzoni di alcuni dei nostri colleghi che si esprimono in lingue diverse. io ho un metodo particolare per tradurre, me ne fotto abbastanza della traduzione letterale. cerco di entrare più nello spirito della canzone che è stata scritta e soprattutto nello spirito dell’autore che l’ha pensata, che l’ha sentita che l’ha scritta. in questo confortato anche da quello che diceva il nostro grande critico d’arte don benedetto croce il quale asseriva che c’erano due categorie di traduzioni: quelle brutte e fedeli e quelle belle e infedeli e io, di fronte a quello che io riesco a reputare quello che sia il bello, sono disposto a qualsiasi terribile infedeltà...' "
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Il brano è la traduzione di uno dei pezzi più celebri di Leonard Cohen, Suzanne, che l'artista canadese incluse nel suo album di debutto, Songs of Leonard Cohen (1967), sebbene la canzone fosse già stata incisa nel 1966 dalla cantante folk Judy Collins.
Forse per capirne il significato, dovrebbe analizzare ciò che suzanne significava per Cohen.
La canzone nasce dall'incontro con una donna e dall'immaginazione di Cohen durante un momento trascorso con lei.
C’è una Suzanne fondamentale nella vita di Leonard, Suzanne Elrod, la madre dei suoi figli, ma non è lei la protagonista del brano. È Suzanne Verdal invece, una ballerina incontrata anni prima a Montreal che aveva ispirato un paio di poesie finite su Parasites Of Heaven. La canzone intreccia una visita a casa sua, vicino al fiume St. Lawrence, e le fantasie scatenate da una visita a una piccola chiesa dei marinai sempre a Montreal, la Chapelle de Bonsecours. La trama sfuggente eccita l’attenzione, Cohen appare fin dalla prima canzone del primo album un affabulatore capace di incantare, di portare chi ascolta in un altro mondo di meravigliosi fantasmi.
"Suzanne" sembra un'altra canzone di fuga attraverso la droga come "Mr Tambourine Man" di Dylan, o "Lucy In The Sky With Diamonds" dei Beatles. Ma, come in quest'ultima canzone, la fuga è sia femminile che allucinogena, e l'entrata dello scrittore nella fuga è chiaramente un'entrata in un'esperienza d'amore, in modo che la canzone ci dice contemporaneamente che amare è accendere e accendere è amare.
Come l'esperienza con Suzanne si approfondisce, vorrai non solo viaggiare cieco con lei ma vorrai anche camminare sull'acqua con Cristo morto. Alla fine della poesia, Suzanne eleva tutte le varie realtà contraddittorie di questo mondo - "i rifiuti ed i fiori" - a bellezza, inoltre porta noi stessi, per mezzo dell'amore, alla perfezione - "per aver toccato il tuo corpo perfetto con la sua mente". Un più lontano aspetto ragguardevole di Suzanne è che la stessa può essere avvicinata o abbandonata a volontà - "puoi passare la notte accanto a lei"; sia come un allucinogeno che come donna, si muove solo come una "sorella della pietà" e mai come una sposa che cerca di legare l'uomo.
Questo è tutto quello che sono riuscita a trovare.
Spero di averti aiutato..ciaoo
Il brano è la traduzione di uno dei pezzi più celebri di Leonard Cohen, Suzanne, che l'artista canadese incluse nel suo album di debutto, Songs of Leonard Cohen (1967), sebbene la canzone fosse già stata incisa nel 1966 dalla cantante folk Judy Collins.
C’è una Suzanne fondamentale nella vita di Leonard, Suzanne Elrod, la madre dei suoi figli, ma non è lei la protagonista del brano. È Suzanne Verdal invece, una ballerina incontrata anni prima a Montreal che aveva ispirato un paio di poesie finite su Parasites Of Heaven. La canzone intreccia una visita a casa sua, vicino al fiume St. Lawrence, e le fantasie scatenate da una visita a una piccola chiesa dei marinai sempre a Montreal, la Chapelle de Bonsecours. La trama sfuggente eccita l’attenzione, Cohen appare fin dalla prima canzone del primo album un affabulatore capace di incantare, di portare chi ascolta in un altro mondo di meravigliosi fantasmi.
Forse per capirne il significato, dovrebbe analizzare ciò che suzanne significava per Cohen:
l'amore resta il miglior rimedio alla pesante ossessività della nostra società. La canzone "Suzanne" sembra un'altra canzone di fuga attraverso la droga come "Mr Tambourine Man" di Dylan, o "Lucy In The Sky With Diamonds" dei Beatles. Ma, come in quest'ultima canzone, la fuga è sia femminile che allucinogena, e l'entrata dello scrittore nella fuga è chiaramente un'entrata in un'esperienza d'amore, in modo che la canzone ci dice contemporaneamente che amare è accendere e accendere è amare. Finanche al primo incontro con l'esotica Suzanne, Cohen ci dice che tu saprai
That you've always been her lover
And you want to travel with her
And you want to travel blind
And you think maybe you'll trust her
For you've touched her perfect body with your mind.
Che sei sempre stato suo amante
E vuoi viaggiare con lei
E vuoi viaggiare cieco
E pensi che forse ti fiderai di lei
Perche hai toccato il suo corpo perfetto con la tua mente.
Come l'esperienza con Suzanne si approfondisce, continua, vorrai non solo viaggiare cieco con lei ma vorrai anche camminare sull'acqua con Cristo morto. Alla fine della poesia, Suzanne eleva tutte le varie realtà contraddittorie di questo mondo - "i rifiuti ed i fiori" - a bellezza, inoltre porta noi stessi, per mezzo dell'amore, alla perfezione - "per aver toccato il tuo corpo perfetto con la sua mente". Un più lontano aspetto ragguardevole di Suzanne è che la stessa può essere avvicinata o abbandonata a volontà - "puoi passare la notte accanto a lei"; sia come un allucinogeno che come donna, si muove solo come una "sorella della pietà" e mai come una sposa che cerca di legare l'uomo.
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" (''Suzanne'' e "Nancy'') queste erano due traduzioni che ho fatto molti anni fa da un collega canadese, Leonard cohen. io penso che quando un autore non e’ particolarmente in vena sia opportuno... non e’ tanto in vena, voglio dire, da assumersi l’onere l’incarico la responsabilità anche di fare un’opera in proprio, sia opportuno che traduca dai suoi colleghi che si esprimono in lingue diverse. si raggiungono nell’immediato due risultati, quello di esercitarsi e quello di mostrarsi anche soggettivamente umili. io credo che di umiltà ce ne sia bisogno qualsiasi cosa si faccia nella vita, si scelga di fare. E si può raggiungere uno scopo anche direi più interessante, che è quello di essere anche utili agli altri e insomma traducendo, in questo caso dall’inglese, si mette nelle condizioni le persone che non lo sanno, io compreso uso il vocabolario per tradurre, e di conoscere quel poco, quel tanto di poesia che può esserci nelle canzoni di alcuni dei nostri colleghi che si esprimono in lingue diverse. io ho un metodo particolare per tradurre, me ne fotto abbastanza della traduzione letterale. cerco di entrare più nello spirito della canzone che è stata scritta e soprattutto nello spirito dell’autore che l’ha pensata, che l’ha sentita che l’ha scritta. in questo confortato anche da quello che diceva il nostro grande critico d’arte don benedetto croce il quale asseriva che c’erano due categorie di traduzioni: quelle brutte e fedeli e quelle belle e infedeli e io, di fronte a quello che io riesco a reputare quello che sia il bello, sono disposto a qualsiasi terribile infedeltà...' "
(Fabrizio De Andrè)