....La PECOLLA è il nome "volgare" dato nel milanese alla "miastenia", cioè il senso di affaticamento e debolezza muscolare grave. E' una malattia neurologica molto rara, di cui non si conoscono le cause... e proprio per questo si usa a volte dire "Mi fai venire la pecolla" = sei stressante, oppure per uno particolarmente pigro e svogliato "Uè, ma te ghè la pecolla?!".
In ogni caso, la risposta esatta a: "Tèl set se l'é la pecolla?" è: "La pel del cü che la se descòlla!!!"
La pecolla, é una grave e rara malattia, di cui sono affette migliaia e migliaia e migliaia di milioni di miliardi di centesimi di miliardi di persone, si sviluppa nelle zone calde come il **** e il divano.
I sintomi di questa malattia, sono, lo staccamento dell'epiderma gluteale e fecondale.
Non si conoscono ancora bene le cause, ma sembra che di questa malattia siano affette migliaia e migliaia e migliaia di milioni di miliardi di centesimi di miliardi di persone. Inoltre, questa malattia, provoca diarrea feroce e flatulenze intestinali e mentali, e il cervello ti "scoreggia" (parola di uso provinciale, nazionale e galassiale).
Un trattamento efficace, per alleviare i sintomi di questa devastante condizione fisica, mentale e spirituale, è "somatoline cosmetic", una cremina a base di letame e scorie nucleari, con un aroma di cipolla e cannabis (questa cura è soggetta a mutamenti dei glutei anteriori, posteriori, inferiori, e laterali).
Non è facile, definire bene, con certezza, cosa sia la pecolla, in ogni caso, la risposta esatta a: "Tèl set l'é la pecolla?" "La pel del cù che la se descòlla!!!".
ai non conoscitori della Pecolla basti pensare che dicesi Pecolla quella sensazione molle, appiccicosa, quasi vomitosa oserei dire, capace di farti pensare a tremilacinquecento modi fantasiosi per suicidarti basta però che poi non muori veramente! O meglio muori ma poi ti rialzi come se niente fosse
Te lo spiego inviandoti una pagina del «lessico familiare» di un'autrice di cui non conosco il nome, ma che ho trovato in un blog.
La pecolla smarrita
La mia scuola elementare era un bell'edificio quadrato con tre portoni. Io entravo dal portone di via Santo Spirito. Doveva essere il '74 o il '75 quando cominciai i dettati in classe. In quegli anni così agitati in Italia, con i fischi delle sirene della polizia per la strada, il fumo dei lacrimogeni proprio lì vicino in piazza San Babila e un'atmosfera da rivoluzione culturale, la scuola statale, imperturbabile, dettava parabole evangeliche. Non dimenticherò mai la parabola della pecorella smarrita. Sempre brava e seria a scuola ci rimasi male quando la maestra, vedendo il mio quaderno, non solo corresse un errore grave proprio nel titolo, ma si mise a ridere arrossendo. Avevo scritto pecolla invece di pecorella. Avevo dimenticato una sillaba, ma cosa c'era da ridere? Chiedilo alla tua mamma o al tuo papà, mi rispose la maestra, sempre ridendo. Quel giorno era venuto a prendermi papà. Gli raccontai dell'errore nel breve tragitto fino a casa, dove mi avrebbe lasciata per tornare a casa sua. Mi spiegò che la maestra aveva riso perché pecolla in milanese vuol dire qualcosa, e io gli chiesi cosa. Disse che non poteva dirmelo, ridendo. Poi rise con il portinaio: "Vero Corrado che pecolla vuole dire qualcosa? Lo dica lei a Gloria!" Allora Corrado, milanese e unico coraggioso in quella giornata interminabile mi disse: "La pecolla è la pel del cul che l'è tuta molla". Feci un balzo indietro inorridita all'idea che ci fossero parole per parlare di cose simili, schifata dal milanese e dai suoi suoni sguaiati, volgari. Da allora ho sempre odiato il milanese. Mi chiedo ancora come una lingua arrivi ad esprimere un concetto così precisamente osceno.
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è una pecora che decolla?
(è un termine milanese che non si può riferire x il suo contenuto osceno)
....La PECOLLA è il nome "volgare" dato nel milanese alla "miastenia", cioè il senso di affaticamento e debolezza muscolare grave. E' una malattia neurologica molto rara, di cui non si conoscono le cause... e proprio per questo si usa a volte dire "Mi fai venire la pecolla" = sei stressante, oppure per uno particolarmente pigro e svogliato "Uè, ma te ghè la pecolla?!".
In ogni caso, la risposta esatta a: "Tèl set se l'é la pecolla?" è: "La pel del cü che la se descòlla!!!"
L'è la pel d'i bal che se discola...
La pecolla, é una grave e rara malattia, di cui sono affette migliaia e migliaia e migliaia di milioni di miliardi di centesimi di miliardi di persone, si sviluppa nelle zone calde come il **** e il divano.
I sintomi di questa malattia, sono, lo staccamento dell'epiderma gluteale e fecondale.
Non si conoscono ancora bene le cause, ma sembra che di questa malattia siano affette migliaia e migliaia e migliaia di milioni di miliardi di centesimi di miliardi di persone. Inoltre, questa malattia, provoca diarrea feroce e flatulenze intestinali e mentali, e il cervello ti "scoreggia" (parola di uso provinciale, nazionale e galassiale).
Un trattamento efficace, per alleviare i sintomi di questa devastante condizione fisica, mentale e spirituale, è "somatoline cosmetic", una cremina a base di letame e scorie nucleari, con un aroma di cipolla e cannabis (questa cura è soggetta a mutamenti dei glutei anteriori, posteriori, inferiori, e laterali).
Non è facile, definire bene, con certezza, cosa sia la pecolla, in ogni caso, la risposta esatta a: "Tèl set l'é la pecolla?" "La pel del cù che la se descòlla!!!".
avviene quando si deve sopportare una persona inetta :"mi viene la pecolla!"
C'era una piccola parte precedente, ma non mi sembrava il caso d'inserirla.
Se proprio sei interessato puoi andare al link sotto
ai non conoscitori della Pecolla basti pensare che dicesi Pecolla quella sensazione molle, appiccicosa, quasi vomitosa oserei dire, capace di farti pensare a tremilacinquecento modi fantasiosi per suicidarti basta però che poi non muori veramente! O meglio muori ma poi ti rialzi come se niente fosse
una pecora piena di colla....
Te lo spiego inviandoti una pagina del «lessico familiare» di un'autrice di cui non conosco il nome, ma che ho trovato in un blog.
La pecolla smarrita
La mia scuola elementare era un bell'edificio quadrato con tre portoni. Io entravo dal portone di via Santo Spirito. Doveva essere il '74 o il '75 quando cominciai i dettati in classe. In quegli anni così agitati in Italia, con i fischi delle sirene della polizia per la strada, il fumo dei lacrimogeni proprio lì vicino in piazza San Babila e un'atmosfera da rivoluzione culturale, la scuola statale, imperturbabile, dettava parabole evangeliche. Non dimenticherò mai la parabola della pecorella smarrita. Sempre brava e seria a scuola ci rimasi male quando la maestra, vedendo il mio quaderno, non solo corresse un errore grave proprio nel titolo, ma si mise a ridere arrossendo. Avevo scritto pecolla invece di pecorella. Avevo dimenticato una sillaba, ma cosa c'era da ridere? Chiedilo alla tua mamma o al tuo papà, mi rispose la maestra, sempre ridendo. Quel giorno era venuto a prendermi papà. Gli raccontai dell'errore nel breve tragitto fino a casa, dove mi avrebbe lasciata per tornare a casa sua. Mi spiegò che la maestra aveva riso perché pecolla in milanese vuol dire qualcosa, e io gli chiesi cosa. Disse che non poteva dirmelo, ridendo. Poi rise con il portinaio: "Vero Corrado che pecolla vuole dire qualcosa? Lo dica lei a Gloria!" Allora Corrado, milanese e unico coraggioso in quella giornata interminabile mi disse: "La pecolla è la pel del cul che l'è tuta molla". Feci un balzo indietro inorridita all'idea che ci fossero parole per parlare di cose simili, schifata dal milanese e dai suoi suoni sguaiati, volgari. Da allora ho sempre odiato il milanese. Mi chiedo ancora come una lingua arrivi ad esprimere un concetto così precisamente osceno.
La pecolla è la pel del cul che l'è tuta molla (dialetto milanese)