Ogni momento è buono per dimostrare a qualcuno quanto gli vogliamo bene... basta non attendere troppo tempo o prima o poi arriverà il momento in cui non avremo più la possibilità di farlo ^_^
Lettera è il pezzo di apertura di un album interamente dedicato a Victor Sogliani, bassista dell’Equipe 84 (con cui Guccini aveva suonato nella formazione de I Gatti) e a Bonvi (Il fumettista creatore di Sturmtruppen). I due erano suoi amici d’infanzia, scomparsi proprio poco prima dell’uscita dell’album.
Lettera è stata scritta da Guccini proprio dopo essere tornato dal funerale del suo amico Bonvi. E dentro la canzone c’è tutto, l’affresco di un’intera vita.
Questa è la mia interpretazione (che ha poco a che fare con la dedica agli amici scomparsi).
Il testo offre quadri di vita quotidiana, come carrellate su scene prosaiche comuni. E di questa prosaicità, di questa routine ripetuta sempre uguale e senza grandi drammi, c'è chi è insoddisfatto, chi cerca qualcosa d'altro ("soffia il libeccio di una domanda,/punge il rovaio d' un dubbio eterno"), chi attende con grande aspettativa il nuovo che verrà domani, ma quando il domani diventa presente e ci si rende conto che nulla è cambiato, si inizia a desiderare un nuovo domani ("chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estate"). Io ritengo che Guccini consideri se stesso appartenente a questa categoria di insoddisfatti, pur riconoscendo la limitatezza di tale categoria e il fatto che saranno insoddisfatti in eterno a causa della loro passività. Sono persone che auspicano a un grande cambiamento, a un superamento della noia data dall'eterno ripetersi della routine "in questo mondo senza patemi,/in questa vista presa di striscio". Ma la loro passività consiste nel fatto che attendono che questo cambiamento venga dal'esterno: per ora loro sono gente che "starnazza e non vuol volare".
"Come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte,/ ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte,/ di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare..." Qui viene espresso il piacere dato dalla consapevolezza che la vita è un insieme di volontà e destino (credo corrispondano a ethos e daimon). Tale piacere è inoltre dato dal desiderio, dalla visione delle numerose possibilità che si hanno, più che dalla realizzazione delle stesse; è, appunto per questo suo carattere di potenziale, tipico di chi starnazza e non vuol volare, che resta passivo, forse perché se davvero si spiccasse il volo alla volta di una delle mete sognate, una volta raggiunto l'obiettivo, ci si accorgerebbe che non ha nulla del nostro sogno e nulla di diverso dalla quotidianità noiosa di questo mondo senza patemi.
Eppure arriva un momento nella vita in cui ti rendi conto che l'età del potenziale è passata, che tutte le possibilità che un tempo ti si sono parate davanti sono rimaste possibilità ("l' età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono stato"). Davanti a questa consapevolezza pare che l'autore, più che dallo sconforto, si faccia prendere da una rassegnazione serena (o forse apatica):"come senti tutto va liscio". L'ultima strofa in particolare mi sembra esprimere il conflitto tra sconforto e accettazione apatica. Tutto quello che ha avuto così tanto valore mentre accadeva, tutte le gioie e i dolori adesso paiono "triviali".
Una delle mie canzoni preferite in assoluto. A mio parere uno dei migliori testi di Guccini, accompagnato da uno dei pochi arrangiamenti musicali che davvero apprezzo nella discografia del cantautore.
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Ogni momento è buono per dimostrare a qualcuno quanto gli vogliamo bene... basta non attendere troppo tempo o prima o poi arriverà il momento in cui non avremo più la possibilità di farlo ^_^
Lettera è il pezzo di apertura di un album interamente dedicato a Victor Sogliani, bassista dell’Equipe 84 (con cui Guccini aveva suonato nella formazione de I Gatti) e a Bonvi (Il fumettista creatore di Sturmtruppen). I due erano suoi amici d’infanzia, scomparsi proprio poco prima dell’uscita dell’album.
Lettera è stata scritta da Guccini proprio dopo essere tornato dal funerale del suo amico Bonvi. E dentro la canzone c’è tutto, l’affresco di un’intera vita.
Questa è la mia interpretazione (che ha poco a che fare con la dedica agli amici scomparsi).
Il testo offre quadri di vita quotidiana, come carrellate su scene prosaiche comuni. E di questa prosaicità, di questa routine ripetuta sempre uguale e senza grandi drammi, c'è chi è insoddisfatto, chi cerca qualcosa d'altro ("soffia il libeccio di una domanda,/punge il rovaio d' un dubbio eterno"), chi attende con grande aspettativa il nuovo che verrà domani, ma quando il domani diventa presente e ci si rende conto che nulla è cambiato, si inizia a desiderare un nuovo domani ("chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estate"). Io ritengo che Guccini consideri se stesso appartenente a questa categoria di insoddisfatti, pur riconoscendo la limitatezza di tale categoria e il fatto che saranno insoddisfatti in eterno a causa della loro passività. Sono persone che auspicano a un grande cambiamento, a un superamento della noia data dall'eterno ripetersi della routine "in questo mondo senza patemi,/in questa vista presa di striscio". Ma la loro passività consiste nel fatto che attendono che questo cambiamento venga dal'esterno: per ora loro sono gente che "starnazza e non vuol volare".
"Come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte,/ ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte,/ di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare..." Qui viene espresso il piacere dato dalla consapevolezza che la vita è un insieme di volontà e destino (credo corrispondano a ethos e daimon). Tale piacere è inoltre dato dal desiderio, dalla visione delle numerose possibilità che si hanno, più che dalla realizzazione delle stesse; è, appunto per questo suo carattere di potenziale, tipico di chi starnazza e non vuol volare, che resta passivo, forse perché se davvero si spiccasse il volo alla volta di una delle mete sognate, una volta raggiunto l'obiettivo, ci si accorgerebbe che non ha nulla del nostro sogno e nulla di diverso dalla quotidianità noiosa di questo mondo senza patemi.
Eppure arriva un momento nella vita in cui ti rendi conto che l'età del potenziale è passata, che tutte le possibilità che un tempo ti si sono parate davanti sono rimaste possibilità ("l' età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono stato"). Davanti a questa consapevolezza pare che l'autore, più che dallo sconforto, si faccia prendere da una rassegnazione serena (o forse apatica):"come senti tutto va liscio". L'ultima strofa in particolare mi sembra esprimere il conflitto tra sconforto e accettazione apatica. Tutto quello che ha avuto così tanto valore mentre accadeva, tutte le gioie e i dolori adesso paiono "triviali".
Una delle mie canzoni preferite in assoluto. A mio parere uno dei migliori testi di Guccini, accompagnato da uno dei pochi arrangiamenti musicali che davvero apprezzo nella discografia del cantautore.