Il proletariato è la classe dei lavoratori dipendenti. Secondo le teorie di Marx ed Egel (appartenenti al movimento comunista) con la rivoluzione industriale i proprietari di fabbriche non corrispondevano il salario giusto ai dipendenti, anzi li derubavano perchè non gli pagavano l'equivalente di quello che i lavoratori avevano prodotto, ma solo il minimo indispensabile per vivere. Secondo le teorie comuniste del tempo per risolvere la situazione ci doveva essere una rivolta del proletariato, dovevano compbattere per non essere più sfruttati.
Il proletariato è la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è la prestazione della propria forza lavoro dietro compenso del salario.
Per rivoluzione industriale si intende un processo di trasformazione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica, dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili) e dalla diffusione della fabbrica come principale luogo di produzione nel quale si concentrano i mezzi di produzione (forza lavoro e capitale). Ne consegue un notevole incremento, quantitativo e qualitativo, delle capacità produttive di un Paese.
A seguito della prima rivoluzione industriale, verso la fine del settecento, quando fu scoperta la possibilità di costruire telai meccanici, migliaia di piccoli artigiani tessili persero il lavoro, soprattutto in Inghilterra e, per sopravivere, furono costretti a trasferirsi nei grandi centri urbani dove si stava sviluppando l'industria tessile che faceva uso di macchine a vapore. A questi si aggiunsero le masse di poveri contadini che abbandonarono le campagne non più in grado di sostenerli. Tutti costoro che vivevano in condizione di vita infime a causa dello sfruttamento schiavistico a cui erano sottoposti dai proprietari delle fabbriche costituirono quella che Marx chiamò, a metà ottocento, classe proletaria in quanto gli unici beni che possedevano eran appunto i loro figli (la prole).
Per proletariato si indentifica la classe dei lavoratori sprovvisti dei mezzi di produzione, e costretti a vendere la loro forza-lavoro in cambio di un salario a coloro che tali mezzi posseggono, vale a dire ai detentori del capitale. Viene associata in automatico alla rivoluzione industriale alla cui base c'è l'introduzione nel processo produttivo delle macchine mosse da energia idraulica o dal vapore che consentì la sostituzione dell'attività artigianale, l'accelerazione del processo di produzione e quindi un notevolissimo aumento della produzione stessa, che comunque necessitava di uomini per il funzionameto di queste macchine, e qui entravano in gioco i proletari.
Non ne sono sicura ma il proletariato dovrebbe essere una classe sociale...Quella degli operai...Si chiama così perchè al tempo della rivoluzione industriale sti operai facevano tanti figli perchè servivano braccia per lavorare, credo.Ciao!
Il proletariato è la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è la prestazione della propria forza lavoro dietro compenso del salario.
Il termine fu coniato da Karl Marx per indicare quella categoria di persone così povere da non possedere nulla se non i propri figli. Benché la scoperta della divisione in classi della societa' non risalga a Marx, ma a Ricardo ed Adam Smith, e' Marx a riconoscere nel proletariato la classe rivoluzionaria che ha in sé le potenzialità di organizzazione di un nuovo modello sociale non più basato sulla proprietà privata dei mezzi produttivi, ma sulla libera associazione dei produttori. Socializzando così la produzione, il ruolo del proletariato diviene quello di classe sociale che rovescia il sistema capitalistico, superandolo con un rapporto tra cose e persone privo del valore di scambio che determina l'esistenza delle merci.
Nella Critica al Programma di Ghota, Marx definisce anche il concetto di dittatura del proletariato, attribuendo a ciò il ruolo di fase dell'egemonia della maggioranza della classe degli sfruttati sulla classe degli sfruttatori. In questo senso la dittatura del proletariato altro non è che la condizione per l'emancipazione di tutte la classi sociali da loro medesime. La fine del classismo mette termine, secondo Karl Marx, anche alle sovrastrutture politiche ed ideologiche sino a quel momento esistite. Lo stesso Stato, inteso come "comitato di affari della borghesia" cessa di avere una funzione e si apre la via ad una società "dove il libero sviluppo di ognuno è condizione necessaria per il libero sviluppo di tutti" (dal "Manifesto del Partito Comunista", 1848).
Funzione essenziale del proletariato è, dunque, l'organizzazione politica propria, la presa di coscienza (quello che Karl Marx definisce come classe per sè) e la conseguente spinta propulsiva verso l'emancipazione dal lavoro salariato e quindi dalla profittualità volta ad un singolo privato e non alla soddisfazione dei bisogni sociali.
Il proletario presta la sua forza lavoro al capitalista e ottiene da questo solamente i mezzi necessari (in forma di salario) per poter riprendere la produzione il giorno seguente. Dallo sfruttamento della forza lavoro del proletariato il capitalista ottiene il plusvalore delle merci e, di conseguenza, l'accumulazione profittuale.
L'invito di Marx ed Engels alla fine de "Il Manifesto del Partito Comunista" è quello di una unità totale dei lavoratori proletari per una rivoluzione comunista che abbatta l'economia politica borghese e che, quindi, metta fine alla merceologia e alla considerazione fattuale dell'uomo stesso come merce che viene usata dal capitalista nel proprio centro produttivo:
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il proletariato sono gli operai....nella rivoluzione ind s crearono 2 classi sociali principali:la borghesia capitalista e il proletariato
Il proletariato è la classe dei lavoratori dipendenti. Secondo le teorie di Marx ed Egel (appartenenti al movimento comunista) con la rivoluzione industriale i proprietari di fabbriche non corrispondevano il salario giusto ai dipendenti, anzi li derubavano perchè non gli pagavano l'equivalente di quello che i lavoratori avevano prodotto, ma solo il minimo indispensabile per vivere. Secondo le teorie comuniste del tempo per risolvere la situazione ci doveva essere una rivolta del proletariato, dovevano compbattere per non essere più sfruttati.
Spero di esssere stata chiara :)
Il proletariato è la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è la prestazione della propria forza lavoro dietro compenso del salario.
http://it.wikipedia.org/wiki/Proletariato
Per rivoluzione industriale si intende un processo di trasformazione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica, dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili) e dalla diffusione della fabbrica come principale luogo di produzione nel quale si concentrano i mezzi di produzione (forza lavoro e capitale). Ne consegue un notevole incremento, quantitativo e qualitativo, delle capacità produttive di un Paese.
http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_industria...
Ciao!
Concordo con Mara
A seguito della prima rivoluzione industriale, verso la fine del settecento, quando fu scoperta la possibilità di costruire telai meccanici, migliaia di piccoli artigiani tessili persero il lavoro, soprattutto in Inghilterra e, per sopravivere, furono costretti a trasferirsi nei grandi centri urbani dove si stava sviluppando l'industria tessile che faceva uso di macchine a vapore. A questi si aggiunsero le masse di poveri contadini che abbandonarono le campagne non più in grado di sostenerli. Tutti costoro che vivevano in condizione di vita infime a causa dello sfruttamento schiavistico a cui erano sottoposti dai proprietari delle fabbriche costituirono quella che Marx chiamò, a metà ottocento, classe proletaria in quanto gli unici beni che possedevano eran appunto i loro figli (la prole).
Per proletariato si indentifica la classe dei lavoratori sprovvisti dei mezzi di produzione, e costretti a vendere la loro forza-lavoro in cambio di un salario a coloro che tali mezzi posseggono, vale a dire ai detentori del capitale. Viene associata in automatico alla rivoluzione industriale alla cui base c'è l'introduzione nel processo produttivo delle macchine mosse da energia idraulica o dal vapore che consentì la sostituzione dell'attività artigianale, l'accelerazione del processo di produzione e quindi un notevolissimo aumento della produzione stessa, che comunque necessitava di uomini per il funzionameto di queste macchine, e qui entravano in gioco i proletari.
Non ne sono sicura ma il proletariato dovrebbe essere una classe sociale...Quella degli operai...Si chiama così perchè al tempo della rivoluzione industriale sti operai facevano tanti figli perchè servivano braccia per lavorare, credo.Ciao!
è il popolo
ti cito ciò che c'è scritto in Wikipedia
Il proletariato è la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è la prestazione della propria forza lavoro dietro compenso del salario.
Il termine fu coniato da Karl Marx per indicare quella categoria di persone così povere da non possedere nulla se non i propri figli. Benché la scoperta della divisione in classi della societa' non risalga a Marx, ma a Ricardo ed Adam Smith, e' Marx a riconoscere nel proletariato la classe rivoluzionaria che ha in sé le potenzialità di organizzazione di un nuovo modello sociale non più basato sulla proprietà privata dei mezzi produttivi, ma sulla libera associazione dei produttori. Socializzando così la produzione, il ruolo del proletariato diviene quello di classe sociale che rovescia il sistema capitalistico, superandolo con un rapporto tra cose e persone privo del valore di scambio che determina l'esistenza delle merci.
Nella Critica al Programma di Ghota, Marx definisce anche il concetto di dittatura del proletariato, attribuendo a ciò il ruolo di fase dell'egemonia della maggioranza della classe degli sfruttati sulla classe degli sfruttatori. In questo senso la dittatura del proletariato altro non è che la condizione per l'emancipazione di tutte la classi sociali da loro medesime. La fine del classismo mette termine, secondo Karl Marx, anche alle sovrastrutture politiche ed ideologiche sino a quel momento esistite. Lo stesso Stato, inteso come "comitato di affari della borghesia" cessa di avere una funzione e si apre la via ad una società "dove il libero sviluppo di ognuno è condizione necessaria per il libero sviluppo di tutti" (dal "Manifesto del Partito Comunista", 1848).
Funzione essenziale del proletariato è, dunque, l'organizzazione politica propria, la presa di coscienza (quello che Karl Marx definisce come classe per sè) e la conseguente spinta propulsiva verso l'emancipazione dal lavoro salariato e quindi dalla profittualità volta ad un singolo privato e non alla soddisfazione dei bisogni sociali.
Il proletario presta la sua forza lavoro al capitalista e ottiene da questo solamente i mezzi necessari (in forma di salario) per poter riprendere la produzione il giorno seguente. Dallo sfruttamento della forza lavoro del proletariato il capitalista ottiene il plusvalore delle merci e, di conseguenza, l'accumulazione profittuale.
L'invito di Marx ed Engels alla fine de "Il Manifesto del Partito Comunista" è quello di una unità totale dei lavoratori proletari per una rivoluzione comunista che abbatta l'economia politica borghese e che, quindi, metta fine alla merceologia e alla considerazione fattuale dell'uomo stesso come merce che viene usata dal capitalista nel proprio centro produttivo:
"Proletari di tutti i paesi, unitevi"