Con l'intervento della California al nodo degli sviluppi e delle ramificazioni della musica jazz, il nero d'America si trovo' di fronte a problemi imprevedibili e nuovi, che l'eta' dello swing aveva di certo evidenziato con caratteri talvolta negativi. Proprio nella West Coast nasce negli anni cinquanta un nuovo e diverso tipo di jazz, prevalentemente bianco, anche se alcuni innesti di musicisti di colore si riveleranno poi determinanti ai fini di una ipotesi di rinnovamento. Ampliare il discorso attorno ad un fenomeno del genere vuol dire anche sottolineare in quale misura il grande esodo dei profughi della Dust Bowl abbia contribuito a fare della California una sorta di terra promessa, con slogan pubblicitari fatti di frasi attraenti come: "La terra del mare al tramonto", "Lo Stato dell'occasione d'oro". Cosicche', a cavallo degli anni cinquanta, la nascita del movimento della beat generation ebbe con il jazz rapporti molto stretti, al punto che la definizione jam session ando' ad adattarsi anche alla poesia: in effetti, furono pittori, poeti, narratori, jazzmen, gli uomini della beat generation californiana, e tutti potrebbero riconoscersi nella concitata biografia di Allen Ginsberg: la madre morta in manicomio, lui prima facchino in una stazione di autobus, poi estensore di discorsi politici per un candidato al Congresso, lavapiatti in un locale alla moda, mozzo di bordo su navi da carico. Giunto a San Francisco in autostop, Ginsberg vi trovo' due nuclei di artisti: i tradizionalisti, che si adagiavano su situazioni di comodo, e giovani ribelli ansiosi di novita'. Nel 1954, Ginsberg organizzo' una riunione di poeti davanti ad una gran folla incuriosita, costituita dalla borghesia della citta', alla quale lesse il suo poema Howl: per la prima volta nella storia delle tornate letterarie si verifico' fra il pubblico bianco il singolare fenomeno di ritrovarsi ad accompagnare i versi di Ginsberg con il tipico beat della musica jazz. Quasi a voler realizzare un piu' diretto incontro non solo tra le due espressioni, ma tra le due razze. Comincia insomma a serpeggiare quel contesto di ribellione tipicamente bianca che avra' largo riscontro nella cultura degli hippies. E' lungo una simile proiezione culturale che si muove il jazz degli anni cinquanta in California. L'alternativa a tale movimento avanguardistico, che andra' a sfociare nel cool jazz - jazz freddo, molto cerebrale che ebbe il suo antesignano il Lester Young ed avra' il suo protagonista in Miles Davis, il maggior talento che abbia prodotto il jazz moderno - vi era l'impegno di un gruppo di jazzmen bianchi nel far rivivere certe formule espressive del vecchio jazz di New Orleans. Questo revival non tardera' a rivelarsi nel tempo una mediocre operazione commerciale. Invece, l'altro movimento californiano offri' a sua volta elementi molto piu' utili e positivi di sviluppo del linguaggio jazzistico. I musicisti che si resero protagonisti di tale movimento furono sopratutto il trombettista, compositore e arrangiatore Shorty Rogers ed in seguito Gerry Mulligan, un sassofonista di New York emigrato a San Francisco nel 1951: quest'ultimo costitui' un singolare quartetto senza pianoforte con Chet Baker alla tromba, Bob Whitlock al basso e Chico Hamilton alla batteria, il gruppo proveniva, nel suo nucleo essenziale, dall'orchestra di Stan Kenton.
Siccome il jazz, nato negli Stati Uniti, era originariamente suonato da sola gente di colore, con il termine "jazz bianco" si indicano i musicisti "bianchi" e le loro musiche.
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Con l'intervento della California al nodo degli sviluppi e delle ramificazioni della musica jazz, il nero d'America si trovo' di fronte a problemi imprevedibili e nuovi, che l'eta' dello swing aveva di certo evidenziato con caratteri talvolta negativi. Proprio nella West Coast nasce negli anni cinquanta un nuovo e diverso tipo di jazz, prevalentemente bianco, anche se alcuni innesti di musicisti di colore si riveleranno poi determinanti ai fini di una ipotesi di rinnovamento. Ampliare il discorso attorno ad un fenomeno del genere vuol dire anche sottolineare in quale misura il grande esodo dei profughi della Dust Bowl abbia contribuito a fare della California una sorta di terra promessa, con slogan pubblicitari fatti di frasi attraenti come: "La terra del mare al tramonto", "Lo Stato dell'occasione d'oro". Cosicche', a cavallo degli anni cinquanta, la nascita del movimento della beat generation ebbe con il jazz rapporti molto stretti, al punto che la definizione jam session ando' ad adattarsi anche alla poesia: in effetti, furono pittori, poeti, narratori, jazzmen, gli uomini della beat generation californiana, e tutti potrebbero riconoscersi nella concitata biografia di Allen Ginsberg: la madre morta in manicomio, lui prima facchino in una stazione di autobus, poi estensore di discorsi politici per un candidato al Congresso, lavapiatti in un locale alla moda, mozzo di bordo su navi da carico. Giunto a San Francisco in autostop, Ginsberg vi trovo' due nuclei di artisti: i tradizionalisti, che si adagiavano su situazioni di comodo, e giovani ribelli ansiosi di novita'. Nel 1954, Ginsberg organizzo' una riunione di poeti davanti ad una gran folla incuriosita, costituita dalla borghesia della citta', alla quale lesse il suo poema Howl: per la prima volta nella storia delle tornate letterarie si verifico' fra il pubblico bianco il singolare fenomeno di ritrovarsi ad accompagnare i versi di Ginsberg con il tipico beat della musica jazz. Quasi a voler realizzare un piu' diretto incontro non solo tra le due espressioni, ma tra le due razze. Comincia insomma a serpeggiare quel contesto di ribellione tipicamente bianca che avra' largo riscontro nella cultura degli hippies. E' lungo una simile proiezione culturale che si muove il jazz degli anni cinquanta in California. L'alternativa a tale movimento avanguardistico, che andra' a sfociare nel cool jazz - jazz freddo, molto cerebrale che ebbe il suo antesignano il Lester Young ed avra' il suo protagonista in Miles Davis, il maggior talento che abbia prodotto il jazz moderno - vi era l'impegno di un gruppo di jazzmen bianchi nel far rivivere certe formule espressive del vecchio jazz di New Orleans. Questo revival non tardera' a rivelarsi nel tempo una mediocre operazione commerciale. Invece, l'altro movimento californiano offri' a sua volta elementi molto piu' utili e positivi di sviluppo del linguaggio jazzistico. I musicisti che si resero protagonisti di tale movimento furono sopratutto il trombettista, compositore e arrangiatore Shorty Rogers ed in seguito Gerry Mulligan, un sassofonista di New York emigrato a San Francisco nel 1951: quest'ultimo costitui' un singolare quartetto senza pianoforte con Chet Baker alla tromba, Bob Whitlock al basso e Chico Hamilton alla batteria, il gruppo proveniva, nel suo nucleo essenziale, dall'orchestra di Stan Kenton.
Siccome il jazz, nato negli Stati Uniti, era originariamente suonato da sola gente di colore, con il termine "jazz bianco" si indicano i musicisti "bianchi" e le loro musiche.
Dai un occhiata a questo sito:
"Nasce il jazz bianco: Dave Brubeck"
http://www.mobrici.it/JAZZ/Jaz13.htm#Nasce il jazz bianco: Dave BrubecK
Ciao!!
è una stupida definizione dei critici musicali.