Ciao a tutti!
da diverso tempo sento parlare della figura del "medico palliativo".
Qualcuno sa spiegarmi in cosa consiste? cosa fa "in concreto"?
grazie a tutti
Aggiornamento:ok...dunque non si tratta di una sorta di psicologo che ti prepara alla morte e cose così? chiedo perchè mi era stato presentato in questo modo.... è solo un aiuto per vivere comunque serenamente e accettare la malattia?
grazie!!!!
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Complimenti a Giove per aver riassunto in così poche righe una realtà complessa come quella delle cure palliative.
L’OMS definisce le cure palliative come “ogni forma di assistenza attiva dei pazienti la cui
malattia non risponde al trattamento curativo, al fine di migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei
loro familiari”.
Cosa aggiungere? Qualche dato tecnico: una volta palliazione = morfina e stop, inoltre era un settore un po' snobbato e ritenuto comunque secondario. Oggi, da quando si è capito che il bicchiere può anche essere visto mezzo pieno si sono apportati dei cambiamenti per far sì che il paziente terminale non stia "morendo", per lo meno non mesi prima (anche se il suo destino è segnato), ma stia "vivendo" la sua vita e che la morte è solo l'evento ultimo.
Proprio per questo ad oggi un medico palliativista avrà una preparazione abbastanza trasversale e non bisogna pensare esclusivamente allo psicologo simil prete, che ti prepara al trapasso.
Esistono master e corsi di perfezionamento in cure palliative, proprio perchè oggi il medico palliativo non è più solo l'anestesista che in caso di malattia terminale ti pallia: alle cure palliative oggi afferiscono anestesisti, internisti, specialisti precisi, psicologi, psicoterapeutici e personale sanitario di supporto. Non a caso si tende a staccarsi da gli ospedali e andare negli hospice, proprio per dirottare il nuovo obiettivo in una sede più opportuna rispetto ad un repart di degenza.
Concretamente?
Le Cure Palliative tolgono dall’orizzonte della clinica la guarigione (per i medici), ma anche la morte intesa come evento prolungato (per i pazienti), non pensiamo che chi è destinato a morire soffra sempre e per settimane solo fisicamente. Le cure palliative costringono, presto o tardi (e più o meno adeguatamente), il professionista a confrontarsi attivamente ed ascoltare un paziente che inizia a fare i conti (consapevole o meno che sia) con un tempo di vita ridotto e con energie residue che si affievoliscono. Questo fa emergere anche altri ruoli in una sorta di equipe palliativista che non contiene solo medici o gente in camice... Inoltre ci si adopera anche (ove possibile) riducendo al minimo il fare medico (terapie attive, interventi etc.) e aumentando il fare umano (attività) e l’essere (esserci nella relazione col paziente, con i famigliari, esserci nel comunicare, nell’ascoltare).
La "palliazione" è un intervento medico-infermieristico che non cura una patologia ma ha l'obiettivo di far convivere il paziente con la patologia nel modo migliore possibile. Per fare un esempio, i pazienti terminali (che non hanno speranza di guarigione e si stima un loro decesso in termini di qualche mese o giorni) hanno il diritto di vivere gli ultimi giorni senza dolore, con le condizioni psicologiche migliori e il più serenamente possibile. Perciò le cure palliative devono migliorare le condizioni del paziente ma non la malattia (perchè ormai ha raggiunto un punto di non guarigione)