Salve, sono un ragazzo di 21 anni e vorrei iscrivermi all Università.
Dal momento che esco da un classico, mi piacciono le materie umanistiche e vorrei chiedervi secondo voi quali siano le facoltà umanistiche con maggiori prospettive lavorative tra le quali potrei scegliere (sebbene già sappia che purtroppo non vi sono molti sbocchi con esse) e se, nonostante abbia 21 anni, ne valga la pena.
Grazie anticipatamente per le eventuali risposte!
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Answers & Comments
Io conosco:
Lettere, storia, filosofia, scienze geografiche, turismo (con indirizzo museale/artistico), conservazione dei beni culturali, dams, lingue, psicologia, sociologia e ancora ancora scienze della comunicazione (percorso sociologico-psicologia comunicativa).
Tra quelle citate che risultano più flessibili sono lettere, geografia, sociologia, lingue e comunicazione. Per 'più flessibili' intendo che non sono troppo specifiche e al loro interno sono vaste. Se scegli lettere, per ottenere più facilmente lavoro, potresti specializzarti in editoria (giornalismo). Se aspiri all'insegnamento potresti tranquillamente specializzarti in lettere moderne. Con sociologia puoi specializzarti in diversi settori.
Filosofia, storia e psicologia sono in assoluto le più specifiche e garantiscono pochissimi sbocchi lavorativi. Se ti interessasse l'ambito della psicologia umana relativo all'educazione ecc volendo c'è scienze dell'educazione che è sicuramente più spendibile di psicologia.
Area umanistica stretta pochissimi... Forse Lingue, Beni Culturali ma le intramontabili Lettere (Classiche o Moderne), Storia e Filosofia sono un lasciapassare per la disoccupazione. Idem il DAMS, Cinema e affini. Non lo dico per male ma ho tanti amici o ex compagni di scuola a spasso dopo la magistrale o che fanno lavori dove basta il diploma e che nulla ha a che fare con i loro studi umanistici (bellissimi e davvero interessanti). Ti suggerisco qualche laurea più versatile tipo Scienze della comunicazione o Scienze Politiche che hanno materie trasversali ma permettono di lavorare anche in settori "umanistici" tipo giornalismo, editoria, eventi culturali ecc... O di guardare all'area economica.
Se vuoi andare all'università per ottenere un posto di lavoro,dopo la laurea,LASCIA PERDERE LE FACOLTA' UMANISTICHE ! Se poi studi per passione ...beh ! allora si tratta di un altro discorso.
LASCIA PERDERE la ricerca con maggiori prospettive lavorative! La cosa importante è che DEVE piacerti quello che studi, altrimenti studi studi per un lavoro che non ti gratifica nemmeno.
Scienze della Formazione
Non è verissimo che sono scelte stupide: un umanista che abbia dato un esame di Storia della pedagogia può spiegarti benissimo che è un'idea che si muove a spirale, nel senso che per ora va di moda etichettare come inutili gli studi classici, in futuro queste saranno predominanti e causeranno il tramonto delle scienze, proprio come è accaduto in un passato neanche troppo recente - e l'idea del capitalismo non è nata nel 2000 ma nel basso medioevo. E' dal mondo antico che va avanti questa storia. Oggi il sapere umanistico non è del tutto morto, né inutilizzato, ma bisogna sottolineare che il classico è eterno: a un manager nutrito di economia e che ha perso lo stimolo uno psicoterapeuta suggerisce la lettura delle lettere di Seneca, non di fare esercizi sul bilancio aziendale.
Va da sé che bisogna trovare il giusto compromesso, e optare per delle scelte anche utilitaristiche nel corso della carriera universitaria: per esempio puoi fare Lettere classiche, ma l'informatica e lo studio delle lingue moderne non vanno tralasciati, né occorre considerare quelle discipline quali la filologia romanza, la letteratura cristiana o la lingua greca medievale come materie totalmente morte. E' come allungare la vita andando all'indietro. Da comparatista (dedito allo studio delle letterature comparate) ti posso assicurare che persino un'invenzione modernissima come il cinema è debitrice del primo romanzo greco. "Polemos di ogni cosa è padre, di ogni cosa è guerra": Barbara D'Urso non conoscerà tale citazione, ma il concetto sì, e ciò permette a un'azienda quale la Mediaset di avere un enorme successo.
E l'emergenza climatica non è indagata solo da biologi, ingegneri, economisti, ma anche dai letterati, perché la letteratura fa ancora presa sulle nostre coscienze.
E fino a non molti anni fa, i servizi segreti britannici e statunitensi assoldavano come agenti operativi proprio gli intellettuali - proprio quegli intellettuali tanto ostracizzati dai regimi totalitari tedesco e russo.
Forse un minimo di cultura umanistica ci renderebbe persone migliori, in ogni senso. Romanzi come "Il buio oltre la siepe", "La vita davanti a sé" o "Huckleberry Finn" ci aiuterebbero per esempio a superare la xenofobia dilagante, farebbero presa come anche quei film - e un film viene indagato da studiosi del cinema, che sono pur sempre umanisti che, tra l'altro, sanno più di filosofia e psicologia che tecnologia - che trattano il tema del razzismo. Quando cade la giornata della memoria è la nostra coscienza umanistica-umanitaria a ricordarci di quell'orrore, non l'economia o la scienza politica (e sì, la discriminazione su base etnica dovrebbe rientrare anche in un discorso politico; come l'immigrazione incide anche sull'economia sia del Paese ospitante sia di quella del Paese da cui gli immigrati partono).
Tolto ciò, vorrei sottolineare che anche la politica e l'economia sarebbero da considerarsi materie, se non umanistiche, almeno "umane", nel senso che sono creazioni dell'essere umano e perciò variabili storicamente e geograficamente, mentre la psicologia, che si interessa di studiare l'uomo, opponendosi - ma intrecciandosi -quindi all'antropologia, che invece studia la collettività, e che persegue i suoi obiettivi non speculando ma indagando con i più moderni metodi scientifici. La stessa pedagogia, che ormai va chiamata "educazione", si è sviluppata mettendo in parte nell'ombra le sue radici filosofiche per lasciarsi coinvolgere dalla stessa psicologia e da altre discipline più "tecniche" quali la sociologia, la storia contemporanea - che si occupa anche di fare storia politica ed economica e che quindi risulta d'aiuto anche agli aziendalisti - e lo studio areale delle diverse regioni del mondo.
Oggi è tutto convergente: lo sono i media digitali come lo sono le imprese e le stesse discipline umanistiche.
E' però possibile lavorare senza necessariamente passare per la Magistrale e un eventuale Dottorato? Ni. Dipende da molti fattori.
In primis una Laurea triennale difficilmente, oggi che viene data un po' a tutti, può servire per trovare un lavoro: c'è chi è più fortunato, chi ha le conoscenze giuste, chi scende a compromessi e chi sa distinguersi e quindi ottenere ugualmente un buon lavoro. Non è che conseguire una Laurea in Ingegneria equivalga ad avere le chiavi del mondo: anche lì c'è la concorrenza e anche lì, soprattutto perché il sapere scientifico è più democratico di quello umanistico, occorre sapersi distinguere.
E ciò vale anche per gli umanisti: se opti per Lingue e decidi di studiare inglese e francese, è ovvio che avrai più concorrenti rispetto a chi va a studiare arabo e svedese. Per contro, per chi studia svedese le opportunità si riducono di pari passo con i concorrenti, mentre chi ha studiato arabo concorre con le seconde generazioni, i quali dunque avranno una conoscenza diretta dei Paesi arabi, dei loro dialetti e delle loro culture.
Un filosofo può decidere di dare più importanza allo studio della filosofia economica e dell'etica, risultando quindi un buon consulente per le aziende, ma un economista può ugualmente aver sostenuto esami legati all'economia e all'etica o di antropologia culturale.
Di nuovo troviamo una certa permanenza del sapere umanistico. Ti faccio un esempio basato sulla fotografia: a me può sembrare perfetta, lineare, ma con una lente d'ingrandimento troviamo un retino, una griglia che unisce più punti: tanti elementi eterogenei che, assemblati tra loro, danno luogo a un'immagine apparentemente unitaria che non potrebbe esistere senza la convergenza di quei sottilissimi punti.
A un economista può bastare studiare la lingua inglese: a partire dalle basi, ortografia e grammatica, arriverà a studiare il linguaggio del business; saprà anche pianificare il marketing in quella lingua e concludere un contratto d'affari con un azionista di NY.
Eppure lo studio della storia della lingua e dell'etimologia delle parole, i prestiti interni ed esterni ci presentano la lingua e la cultura inglese come estremamente aperte e inclusive - e non a caso nel Regno Unito non esiste nemmeno la figura del mediatore culturale e gli insegnanti stranieri non sembrano così strani come in Italia. E sì, questo aiuta notevolmente non solo a capire come funziona la lingua inglese ma anche a interagire meglio con un inglese.
Capire Shakespeare fa capire come il teatro sia stata la forma di conoscenza e di autocoscienza del mondo inglese, con un filo rosso che conduce al cinema - e per questo lo studio delle Avanguardie artistiche del '900 non può assolutamente essere trascurato.
Le letterature di lingua inglese e gli studi postcoloniali aiuterebbero ulteriormente un addetto marketing giramondo a penetrare meglio nelle culture anglofone sparse sul nostro pianeta e gli darebbero una sensibilità tale da rendere più prezioso e meno spigoloso un incontro d'affari.
Insomma, gli studi umanistici ci fanno sentire più ignoranti di ciò che siamo, perché capiremmo che oltre al business English e al manuale di grammatica c'è un mondo sterminato, veramente difficile da cogliere. Possiamo leggere un manifesto contro la proposta del divieto d'aborto pensando "è giusto, le donne devono scegliere" ma solo un umanista, o almeno una persona di una certa cultura, potrebbe tornare al '68 e da lì risalire fino all'Illuminismo. E capirebbe il vero significato di quel manifesto.
Dal canto mio, ho capito perché film e videogiochi ci piacciono così tanto, e mi spaventano i bisogni che vi stanno dietro, così come so bene perché Federico Moccia non potrebbe mai entrare in un'antologia della storia della letteratura italiana - esattamente come tanti autori dei secoli che ci precedono non avrebbero dovuto aver alcun diritto di pubblicare.
Il DAMS, ritenuto così inutile e così disprezzato, ha una storia sofferta alle sue spalle, e tra i suoi fondatori presso l'Ateneo di Bologna troviamo lo stesso Umberto Eco - e forse tale nome può aiutarci a essere meno sospettosi. Ma di nuovo: un conto conoscere la storia del cinema, ben diverso saper fare cinema. Così come la Laurea in Filosofia non ci rende filosofi: è come dire che la Laurea in Lettere fa di noi scrittori - e anche un laureato in Fisica nucleare può saper scrivere. Rita Levi Montalcini stessa disse che siamo noi stessi, esseri umani, con la nostra personalissima sensibilità, a segnare la linea di confine tra sapere umanistico e scientifico: produrre il primo non è alla portata di tutti, mentre ciò non vale per il secondo. Solo Dante avrebbe potuto scrivere la Commedia, ma la teoria della relatività, con tanto ma tanto studio, avrei potuto scoprirla io come qualcun altro dotato di un forte amore - l'umanissimo amore - per le scienze dure.
Eppure questa benedetta Commedia continua a essere dannatamente attuale: gli amanti di Paolo Fox potrebbero restare di sasso nello constatare per il modo con cui astrologi e indovini vengono trattati nell'inferno. Siamo tutti un po' Dante persi nella foresta alle pendici di un purgatorio inaccessibile finché non sconfiggiamo la lonza, la lupa e il leone - lussuria, avarizia e superbia, che tanto male fanno alle società odierne.
I discorsi di alcuni dei dannati ci toccano come il più drammatico dei servizi del TG, e potrebbero aiutarci davvero a svegliarci.
dovresti cercare una facoltà che ti permetta di lavorare in proprio, in modo che in mancanza di lavoro tu possa mettere comunque in mostra le tue abilità lavorative.
Non ti basta un diploma inutile, vuoi anche una laurea inutile?
Se qualcuno ti dice che sei stupido rispondigli che è solo coerenza.